Una storia che appassiona: La portalettere

Tutto nasce dal ritrovamento di un biglietto da visita in un cassetto. Sul biglietto c’è scritto “Anna Allavena, portalettere”. Era la bisnonna della scrittrice Francesca Giannone, che ne ha ricostruito la vita.

La storia si svolge dagli anni 30 agli anni 60.

Giugno, 1934. Il romanzo inizia con l’arrivo a Lizzanello, un piccolo paese della Puglia, di un vecchio autobus di linea.

Scendono i tre unici passeggeri: Carlo, felicissimo di tornare nel suo paese natale; Anna, sua moglie, nata e cresciuta in Liguria, molto preoccupata di questo trasferimento al sud e il figlio Roberto. Sono accolti all’arrivo dall’amatissimo fratello di Carlo, Antonio.

Anna è una donna bellissima, “… grandi occhi del colore delle foglie di ulivo, messi in risalto dal nero dei capelli, che teneva acconciati in una treccia morbida“, e colta, ogni tanto le viene da esprimersi in francese. Anna sa che la vita e il modo di pensare degli abitanti di quel paesino sono molto diversi dalla sua visione della vita, ma l’amore che la lega al marito le dà la forza di affrontare con energia il suo destino. Antonio, suo cognato, si innamora a prima vista di Anna. Un amore che non sarà mai dichiarato apertamente.

Anna si scontra molto presto con quelle leggi non scritte che regolavano (regolano?) la vita delle donne. Leggi arcaiche che prevedono le donne dedite alla casa, ai figli e alla chiesa, sempre in secondo piano rispetto agli uomini. Leggi totalmente estranee al suo modo di intendere la vita: per tutta la vita, per gli abitanti del paese sarà “la forestiera”:

Gelosa della sua indipendenza e della sua libertà, Anna non si piegherà mai a quelle costrizioni. Non rinuncia alle sue abitudini e al suo modo di vivere. Al bar insieme ad Agata, la moglie di Antonio, ordina, con grande scandalo della cognata, un caffè con la grappa. A tavola, quando la nipotina le chiede perché lei non dice la preghiera prima di mangiare non esita, in modo laconico, a risponderle “Io non credo”. Esige rispetto per le sue convinzioni di non credente, non ha paura di affrontare duramente il parroco del paese, che aveva espresso delle critiche rispetto ad una iniziativa a favore di donne in condizioni disagiate e lo fa pubblicamente, sul sagrato della chiesa e di fronte ai suoi fedeli!

Tra lo sbalordimento e la disapprovazione di tutti partecipa al concorso per diventare la portalettere del paese. Le condizioni economiche di Anna e Carlo sono molto buone, sono una famiglia agiata, non c’è nessuna necessità che Anna lavori. Ma Anna vuole lavorare, rivendicando la sua indipendenza. All’amato marito che le dice che “Non esistono portalettere donna”, Anna risponde “Finora”. Anna vince il concorso e pian piano vince anche la diffidenza dei paesani. Prima a piedi e poi in bicicletta svolge con passione il suo lavoro. Aiuta chi non sa scrivere a rispondere alle lettere dei propri cari emigrati in terre lontane, consola i genitori che ricevono i messaggi dei loro ragazzi che rischiano la vita in guerra, protegge lo scambio di lettere tra amanti segreti. Come un ragno che pazientemente tesse e ritesse la sua tela, Anna riesce a costruire una rete di conoscenze e relazioni femminili che vede lei al centro, esempio di donna che non si fa condizionare dalla società patriarcale. Fonda una Casa per le Donne che assicura la protezione di donne vittime di violenza, cura la loro istruzione, crea laboratori per insegnare un lavoro. In quel momento delicato della storia italiana, l’immediato dopoguerra, si impegna politicamente il favore del referendum per il diritto delle donne al voto.

Il libro attraverso le vicende di Anna ci mostra la condizione della donna nel periodo tra le due guerre e nell’immediato dopoguerra. È impressionante vedere con quanta tenacia e quanta fatica le donne hanno dovuto combattere per emanciparsi e difendere i loro diritti.

Come tutti i romanzi che si rispettano, intorno alla figura centrale della protagonista, si svolgono vicende che riguardano storie di amori, passioni, tradimenti vecchi e nuovi, momenti di felicità e di grande tristezza. Tutti i personaggi del romanzo si muovono, pensano, parlano in modo così convincente che restano nella memoria del lettore con la stessa precisione con cui ci si ricorda in modo indelebile di Anna.

Un romanzo che appassiona. Imperdibile.