Venezia, bella e fragile

Quasi venti secoli fa un popolo dell’Italia del nord-est, che abitava una pianura, per sfuggire alle violenze di un altro popolo proveniente dal nord, si rifugiò in una laguna, dove i nemici non potevano aggredirli. Sull’acqua di quella laguna, sul niente, costruirono una città e la chiamarono Venezia. Mettendo a frutto le loro doti di abilissimi commercianti, i veneziani sfruttarono la posizione geografica della città, facendola diventare il terminale naturale del traffico mercantile proveniente dall’oriente. Lo spirito d’avventura, il coraggio, l’intelligenza e la furbizia: queste le doti dei mercanti che percorrevano migliaia di chilometri per raggiungere l’estremo oriente, rifornirsi di merci rare, come per esempio il pepe e altre spezie, tornare e rivendere tutto a prezzi stratosferici a compratori che accorrevano da tutta Europa. La città sospesa sull’acqua diventò la Repubblica della Serenissima, una potenza commerciale e politica dominante sul Mediterraneo. Lo splendore dei suoi tesori architettonici e artistici testimoniano di quanta ricchezza la città disponeva: i migliori architetti, pittori, scultori e artigiani d’Italia (e d’Europa) trovavano a Venezia chi poteva permettersi di pagare a caro prezzo i loro capolavori. Il declino cominciò verso la fine del ‘500 con la scoperta dell’America: le nuove rotte commerciali verso ovest presero il sopravvento. La Serenissima durò per altri due secoli, fino a quando Napoleone mise fine alla sua indipendenza, usando Venezia come merce di scambio politico con l’impero austriaco.

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Per fortuna Venezia, per la sua meravigliosa unicità, è sopravvissuta alla fine traumatica del suo impero. Le case e i palazzi che passano sotto i nostri occhi mentre navighiamo i suoi canali con i suoi vaporetti ci parlano ancora della sua antica gloria e ricchezza. Le piccole calli che percorriamo a piedi mantengono il loro mistero e tratteniamo il respiro fin quando ci ritroviamo finalmente nelle piccole piazze, i campielli. Se poi pensiamo che nessuna vista può ormai intenerire il nostro cuore, basta fare un giro in gondola di sera o di notte per cambiare idea.

Ritratti di Tiziano
Autoritratto di Tiziano

Visitare Venezia è davvero un’impresa non da poco: ci vorrebbero alcune settimane per vedere una parte della lunga serie di luoghi e capolavori d’arte. In cima alla lista metterei Palazzo Ducale, per poter vedere, tra i tanti tesori, alcune opere di Tiziano, un genio della pittura del Rinascimento, l’artista che ha rivoluzionato, con il suo uso spettacolare del colore, la storia dell’arte pittorica europea. Alla sua bravura artistica Tiziano aggiunse un’attenta gestione degli affari: negoziava il prezzo dei suoi quadri, faceva investimenti, curava attentamente le relazioni, insomma era il manager di sé stesso. Richiestissimo in Italia e presso tutte le corti europee, divenne ricchissimo, ma nel corso della sua esistenza fu colpito da gravi lutti: l’amata moglie, due figli e il fratello, da sempre suo collaboratore. Morì praticamente in solitudine.

Venezia ha un rapporto problematico con il presente È, ovviamente, una città strutturalmente fragile, edifici che poggiano su pali. Un esempio per capire: la basilica di Santa Maria della Salute poggia   su un’immensa zattera sostenuta da circa 100.000 pali legati strettamente tra loro e conficcati nel terreno. Una basilica, non una casetta. Paradossalmente questa fragilità aumenta, se possibile, il suo fascino e la sua bellezza, caratteristiche che hanno reso Venezia una meta in cima alle preferenze dei turisti di tutto il mondo. 

Un successo a caro prezzo. Suscitano ancora oggi forti emozioni le immagini di Piazza San Marco dopo il concerto dei Pink Floyd del 1989: duecentomila persone che lasciarono la piazza sporca in modo impressionante. Ed è soltanto di tre anni fa il divieto di passaggio davanti a Piazza San Marco e lungo il Canale della Giudecca per le mostruose navi da crociera più alte della basilica, che con il loro passaggio mettevano in serio pericolo il delicato equilibrio dei fondali della laguna. Comportamenti ed eventi che mettono a rischio la sopravvivenza di Venezia.

Venezia, le grandi navi via da piazza San Marco. Il decreto c'è ma ci vorrà  tempo - la Repubblica

È praticamente una città sospesa non solo sull’acqua, ma anche nel tempo. Nel ‘700 Venezia sopravvisse alla sua fine politica. Speriamo che ora possa sopravvivere grazie ad un turismo responsabile e regolamentato. 

E forse ha ragione Andrea Zanzotto, poeta veneto, amante di Venezia, quando scrive: “Oggi dura ciò che dovrebbe sparire e si consuma ciò che dovrebbe invece durare”.

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