Sanremo, il Festival e la lingua

La città di Sanremo, anche detta Città dei fiori, si trova sulla costa occidentale della Liguria e il suo speciale clima mite consente un’intensa coltivazione di piante e fiori che vengono richiesti da varie parti del mondo. Oltre ai fiori, la città è famosa per il suo Festival della Canzone italiana, collegato all’Eurovision Song Contest. Come nasce questo festival ormai molto famoso anche fuori dall’Italia? Da un’esigenza di incrementare il turismo e intrattenere chi già aveva scelto Sanremo come luogo migliore per passare l’inverno.

La mitezza del clima che raramente scende sotto i +10° d’inverno e non supera i +28° d’estate ha sempre richiamato una moltitudine di turisti. D’estate è facile, ma come ravvivare la stagione invernale della borghesia che sceglie di risiedere lì anche nella “stagione morta”? Ecco l’idea di una manifestazione canora che avesse il pepe della competizione e portasse spensieratezza negli anni del dopoguerra. Infatti la prima idea nasce nel 1945 e si realizza nel 1951 con la felice intuizione di trasmetterla per radio e raccontarla con immagini sul Radiocorriere, testata ufficiale della Rai, rivista settimanale dedicata ai programmi radiofonici.

La prima edizione si svolse nel Salone delle Feste del Casinò di Sanremo. C’erano 20 canzoni in lizza, una cantante, un cantante e un duo che si alternavano per interpretarle davanti ad un pubblico seduto ai tavoli che cenava. Il biglietto per assistere e cenare costava 500 lire quando uno stipendio medio era di circa 30.000 lire e un caffè costava 30 lire. C’erano solo 6 giornalisti, ma più fotografi per fornire le immagini per i settimanali. Una giuria composta da 7 persone scelse la canzone “Grazie dei fior” cantata da Nilla Pizzi che l’anno dopo vinse il 1°,  2° e 3° posto, cosa che non si è mai più ripetuta. Nel 1952 i cantanti erano 5, i giornalisti erano 15, con molti fotografi. La canzone seconda classificata “Papaveri e papere”  vendette 70.000 copie in italia e fu il primo vero successo internazionale, tradotto e inciso in 40 lingue.

Il Festival di Sanremo o semplicemente Sanremo, tanto si sa che se siamo a fine gennaio o inizio febbraio si parla del festival, nel corso degli anni ha avuto varie trasformazioni riguardo al numero di cantanti e canzoni, riguardo alla partecipazione di cantanti stranieri, al regolamento, alla giuria, alla conduzione, al televoto; con presentatori che prima si limitavano al semplice annuncio del cantante, del titolo e degli autori delle canzoni, poi con altri che hanno rialzato le sorti del festival dopo anni di crisi, la prima delle quali ci fu dopo l’edizione del 1967, anno in cui  Luigi Tenco, un cantante e autore in gara, si suicidò dopo che la sua intensa canzone che descriveva un’amara realtà fu eliminata.

Stava per aprirsi, nella società italiana, l’era delle contestazioni giovanili, con la voglia di cambiare e non accontentarsi degli obiettivi raggiunti dagli adulti attraverso il “miracolo economico” degli anni ‘60. Cominciava a stare stretta a molti la visione leggera e spensierata che con le canzoni si voleva affermare; cominciava il periodo della canzone “impegnata”. Per anni si è parlato di “canzone sanremese” come sinonimo di canzone melodica, orecchiabile, con un testo in cui amore fa immancabilmente rima con cuore. Nonostante ci siano stati anni in cui per le ragioni dette sopra è stato “snobbato”, il Festival di Sanremo ha reso famosi cantanti di grande qualità e “perle” di canzoni che accompagnano la vita delle persone. Se dico “Volare” molti nel mondo possono accennare la canzone anche se non sanno che il vero titolo è “Nel blu dipinto di blu”.

Dal 1977 il Festival di Sanremo ha luogo non più al Casinò, troppo piccolo per contenere tutti, ma al Teatro Ariston. La ribalta del Festival ha visto proteste sociali e registrato i cambiamenti della società in fatto di gusti musicali, moda e modo di fare spettacolo; conduttori che hanno rappresentato la rottura con il passato ospitando premi Nobel e il tenore Luciano Pavarotti che si sono prestati a presentare le canzoni in gara. 

Negli ultimi cinque anni, comprendendo il 2024, il Festival condotto da Amadeus ha portato molte innovazioni, aprendo ai giovani e a nuovi generi musicali, scegliendo ospiti per celebrare l’inclusività, portando a 30 i cantanti, con altrettante canzoni scelte tra centinaia pervenute. L’audience giovanile che ormai supera il 50% si avvale dei social che permettono di interagire e commentare. Si creano gruppi di ascolto in famiglia e fra amici per indovinare chi vincerà. Sono 5 le serate trasmesse in televisione fino a notte inoltrata.

La visibilità che offre il Festival di Sanremo è massima per la musica, le canzoni, le persone ed è per questo che passare su quel palco può cambiare la vita, ma anche la percezione di chi guarda ed è attento ai cambiamenti sociali. 

Quello che è certo è che attualmente Sanremo racconta la contemporaneità della discografia italiana ed è anche lo specchio della lingua. Sono 300.000 le parole usate nelle canzoni di Sanremo dal 1951 ad oggi: amore, anche se non è felice, è sempre ai primi posti dove troviamo anche sole, vita, cielo, mare, grande, solo, senza, mai. Grazie ai nuovi generi musicali si nota anche una maggiore libertà delle parole rispetto alla musica che in passato costringeva di più il testo nella sua “gabbia” creando “l’italiano della musica”. 

I temi dell’attualità diventano pressanti e inevitabilmente finiscono nelle canzoni come quella di Dargen D’Amico con queste parole: “Siamo più dei salvagenti sulla barca/ Sta arrivando sta arrivando l’onda alta/ Non ci resta che pregare finché passa” “Sta arrivando sta arrivando l’onda alta/ Stiamo fermi, non si parla e non si salta” “Navigando navigando verso Malta/ Senza aver nuotato mai nell’acqua alta”. L’Accademia della Crusca, istituzione di esperti di linguistica, dà il voto più alto al testo della canzone di Angelina Mango. Ecco la prima parte: “Quanti disegni ho fatto/ Rimango qui e li guardo/ Nessuno prende vita/ Questa pagina è pigra/ Vado di fretta/ E mi hanno detto che la vita è preziosa/ Io la indosso a testa alta sul collo/ La mia collana non ha perle di saggezza/ A me hanno dato le perline colorate/ Per le bimbe incasinate con i traumi/ Da snodare piano piano con l’età/ Eppure sto una pasqua guarda zero drammi/ Quasi quasi cambio di nuovo città/ Che a stare ferma a me mi viene/  La noia”. Mi fermo a due esempi. 

Poi c’è la musica che le riveste e ne fa, forse, un successo. Ancora non lo sappiamo, si saprà a Festival concluso. Quello che sappiamo è che a Sanremo ci sono sempre bellissimi fiori per ogni cantante. 

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