La via Appia Antica
Mentre a Parigi gli atleti italiani conquistavano 40 medaglie olimpiche, l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, la Comunicazione e l’Informazione, premiava l’Italia dichiarando la via Appia Antica Patrimonio dell’Umanità da proteggere. È il 60mo sito Unesco italiano. Siamo il paese con il più alto numero di siti Unesco nel mondo: un primato di cui possiamo davvero essere fieri.
Insieme ad anfiteatri ed acquedotti, le strade dell’antica Roma costituiscono una testimonianza visibile e concreta della potenza di Roma e della sapienza dei suoi ingegneri.
C’è un famoso detto: “Tutte le strade portano a Roma”. In realtà, come ha giustamente osservato Paolo Rumiz, grande scrittore e viaggiatore, bisognerebbe dire “Tutte le strade partono da Roma”. Comunque, basta guardare una cartina dell’Impero Romano che riporti la mappa delle strade esistenti all’epoca della sua massima espansione per capire quanto fosse vero quel detto. Una rete viaria fitta e razionale che spaziava dalla Scozia all’Egitto e dal Portogallo all’Iran, che garantiva rapidità di comunicazione e spostamento, sia per ragioni militari che commerciali, e che dopo 2700 anni non solo costituisce tuttora l’ossatura del sistema viario di molti paesi, ma ci permette ancora oggi di ammirare la perizia dei suoi costruttori.
Il segreto della conservazione delle strade romane sta nelle tecniche di costruzione usate, che vengono definite capolavori di ingegneria considerando quei tempi. I romani pianificavano e progettavano percorsi, poi effettuavano uno scavo lungo il percorso, lo riempivano a strati (da qui il nome “strada”) con pietre e materiali diversi ben cementati fra loro e lo pavimentavano con basoli, cioè grandi lastre di pietra tenace. L’ottimo drenaggio della strada garantiva la percorribilità in tutte le stagioni.
Per la via Appia sembra davvero appropriato la denominazione di “Regina Viarum” che aveva già all’epoca della sua costruzione: era praticamente un’autostrada che in linea retta collegava dapprima Roma a Capua, importante centro in Campania e poi con successive aggiunte arrivava fino a Brindisi sulla costa del mar Adriatico, facilitando il commercio con il mondo greco. Citiamo ancora Rumiz : “Era lei, la diagonale d’Oriente, aperta ventiquattro secoli prima, la Linea che andava senza deflettere, incurante dei dislivelli, con la ricerca maniacale del rettilineo tipica di quelle teste dure dei Romani.” Un’opera ingegneristica che diede preziosi frutti non solo dal punto di vista militare e commerciale, ma anche dal punto di vista culturale: il contatto con la cultura greca, nelle sue varie espressioni (letteratura, filosofia, teatro, religione) operò un mutamento profondo nella società romana.
I primi chilometri della via Appia Antica sono splendidamente conservati ed è stata istituita un’area protetta intorno ad essa, il Parco Archeologico dell’Appia Antica. Camminare per quella via, calpestare quelle pietre è un’esperienza indimenticabile.
Un ricordo personale. Qualche anno fa ho visitato i Mercati Traianei, vicino al Colosseo. Era un’apertura serale. C’era un’atmosfera magica, si camminava lungo queste strade sulle quali si affacciavano le numerose aperture degli antichi negozi e si avvertiva un leggero brivido, come se aspettassimo da un momento all’altro la vista di un antico romano: era un salto nel tempo. È la stessa sensazione che provo ogni volta che faccio una passeggiata sull’Appia Antica.