24 Giugno 2025
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Per papa Francesco ci sono state grandi manifestazioni di profonda devozione e caloroso affetto sia durante il suo papato che in occasione della sua morte.

Potrebbe dunque sembrare ingeneroso citare un detto popolare che lascia trasparire un filo di cinismo. Il detto è “Morto un papa, se ne fa un altro”. Al di là del significato letterale che ribadisce la vitalità millenaria della Chiesa Cattolica Romana che sopravvive a tutti i suoi papi, c’è anche un altro senso della frase: non c’è nessuno, neanche fra le persone più importanti, che non si possa sostituire. È un detto che rappresenta bene il disincanto del popolo romano, gente che ha secoli di storia alle spalle, che ha visto tutto e che ormai non si illude o si sorprende più.

Bisogna ammettere che ciò che è successo in questo 2025 sembra essere una sceneggiatura da film. Siamo stati testimoni di immagini che sarà difficile dimenticare e chi vive a Roma ne serberà un ricordo ancora più vivo. Il Giubileo in corso, il Papa che a Pasqua, sebbene malato, si affaccia alla finestra per benedire i fedeli riuniti in Piazza San Pietro e addirittura scende poi in piazza per salutarli, la morte improvvisa il giorno dopo, i funerali con presidenti, re e regine, la straordinaria foto del colloquio del presidente americano e quello ucraino dentro la basilica, l’arrivo contemporaneo a Roma di duecentomila giovani venuti per il Giubileo degli Adolescenti: giorni non facili per gli abitanti della città, ma l’organizzazione ha funzionato e tutto si è svolto in modo impeccabile.

E non è finita, perché si apre un altro scenario carico di aspettative: il Conclave.

Tutti i cardinali che hanno meno di 80 anni si chiudono nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa e in questi giorni che precedono l’inizio del Conclave si scatenano le discussioni e le previsioni su chi sarà il successore di Papa Francesco.

Ho scritto “si chiudono” perché la porta della Cappella Sistina si chiude davvero, è un’autoreclusione che deve impedire qualsiasi contatto dei cardinali votanti con l’esterno. Non a caso la parola “conclave” deriva dal latino “cum clave” che significa proprio “chiuso a chiave”.

Nel primo giorno di “clausura” si svolge una sola votazione, mentre nei giorni seguenti si possono tenere fino a quattro votazioni al giorno. Per essere eletto Papa, un cardinale deve ricevere i due terzi dei voti dei votanti. Nei giorni che precedono il conclave i cardinali hanno delle riunioni in cui si conoscono (molti si incontrano per la prima volta), si scambiano opinioni riguardo a quali caratteristiche dovrebbe avere il nuovo Papa. È una fase preparatoria molto importante: emergono sia le diverse visioni politiche, sociali e teologiche esistenti all’interno del gruppo, sia le personalità dei cardinali che si distinguono per il loro carisma e che possono aggregare attorno a loro altri cardinali e avere così un ruolo cruciale nell’indicazione del nuovo Papa. 

Il film “Conclave”, che ha conquistato un premio Oscar, può dare un’idea di ciò che accade nella Cappella Sistina. Pur nella consapevolezza che si tratta di un film tratto da un romanzo, dunque pura invenzione, si intuisce che qualcosa di vero c’è, qualcosa di quelle situazioni e atmosfere che scorrono sullo schermo forse accade anche durante il vero Conclave.

L’unica votazione del primo giorno delinea chi sono i reali candidati e su chi concentrare i voti delle votazioni che seguono. Quando la votazione non ha esito positivo le schede dei voti vengono bruciate in una stufa con un colorante nero. Il fumo nero che esce da un comignolo informa i fedeli in attesa in piazza che devono ancora aspettare. Quando invece la votazione è andata a buon fine, il cardinale prescelto ha accettato la nomina e ha dichiarato il nome che assumerà da Papa, si avrà la fumata bianca e i fedeli posso esultare e aspettare con trepidazione di sapere chi è il nuovo Papa.

In media gli ultimi conclavi sono durati al massimo tre giorni.

Nella sagrestia della Cappella Sistina si prepara una sala che viene chiamata “Stanza delle lacrime” dove c’è un armadio con tre vestiti bianchi di tre taglie diverse. In questa stanza il nuovo Papa può sfogare la sua comprensibile emozione (ecco il perché delle “lacrime”) e indossare l’abito bianco della sua taglia. Così vestito si presenta ai fedeli dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro insieme ad un cardinale che pronuncia la storica formula “Annuntio vobis gaudium magnum: “Habemus Papam!” e pronuncia il nome scelto dal nuovo Pontefice.