Samantha Cristoforetti, astronauta ✍
Se ti piacesse avere un asteroide e un’orchidea con il tuo nome o avere una Barbie con tuta e casco a te dedicata, allora dovresti studiare e prepararti ad essere un’astronauta. Basta prendere un paio di lauree, Ingegneria Meccanica e Scienze Aeronautiche, parlare quattro o cinque lingue, diventare un’esperta pilota militare, partecipare a 32 anni, insieme a 8500 candidati, uomini e donne, ad una selezione dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea e risultare fra i primi sei. Queste cinque righe danno una pallida idea di chi è Samantha Cristoforetti, la prima astronauta italiana.
La sua storia personale potrebbe essere un esempio da indicare ai giovani che credono che il destino di ognuno sia già stato scritto ed è immodificabile.
Cresce in un piccolo paese del Trentino, nord Italia. I suoi genitori hanno un hotel ed è abbastanza normale che famiglie di questo tipo facciano fare esperienze all’estero ai propri figli come preparazione ad un futuro coinvolgimento nell’azienda di famiglia. Nella esperienza di studio in un liceo americano, intorno al 1995, Samantha si convince sempre più che il sogno che aveva fin da bambina, volare, può diventare realtà. Si laurea in Ingegneria Meccanica a Monaco di Baviera In Germania. Continua la sua preparazione diventando pilota militare e laureandosi in Scienze Aeronautiche. E poi prende il volo, espressione quanto mai adeguata, cominciando la sua carriera di astronauta. Ha partecipato a tre missioni spaziali, ha “passeggiato” all’esterno della navicella ed è arrivata ad essere Comandante di missione. È ormai una veterana dello spazio.
Con la sua naturale simpatia ha conquistato il cuore degli italiani. È molto attiva sui social e ha il merito di aver fatto conoscere molti degli aspetti, anche i più curiosi, della sua professione. Risponde alle domande che riceve e che spesso riguardano i semplici gesti della vita quotidiana e le necessità personali (alimentazione, igiene, tempo libero) all’interno della navicella spaziale che viaggia nello spazio a 28.000 chilometri all’ora.
È certamente una donna fuori dal comune, che vive una vita straordinaria, esercitando una professione riservata a persone con qualità eccezionali. È stata intervistata da televisioni e riviste di tutto il mondo, lasciando sempre il ricordo di una persona capace di rispondere con leggerezza e semplicità, sia riguardo alla sua professione sia su questioni di carattere più generale.In una intervista a Vanity Fair ad una domanda sui progressi delle donne nei ruoli di potere, sintetizza la sua risposta con la frase “vecchia storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”, per dire che, anche se ci sono progressi c’è ancora molto da fare e quando il giornalista continua chiedendole se personalmente lei è per il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, lei risponde: “Io sono pessimista nell’intelligenza e ottimista nella volontà. Quando c’è da decidere cosa fare bisogna essere ottimisti, l’ottimismo diventa un obbligo. Puoi essere pessimista nelle analisi perché oggettivamente certe situazioni non sono promettenti. Però quando devi decidere, allora devi avere il coraggio di essere ottimista”. Una donna che ispira fiducia.
Attività
LESSICO, DERIVAZIONE
Livello intermedio
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