Un cugino poco amato ✍

Non vogliamo parlare di un parente da disprezzare per le sue abitudini alimentari (e la conseguente taglia XXXL) o per il suo comportamento osceno.

Vogliamo spendere qualche parola a difesa del maiale, il suino.

La dicitura “un cugino poco amato” l’abbiamo presa in prestito: è il sottotitolo del libro “Il maiale” di Michel Pastoureau.

Non bisogna sorprendersi, e tantomeno offendersi, per l’uso della parola “cugino”: il genoma dei suini è molto simile a quello degli uomini. Non basta. Il maiale è onnivoro come l’uomo. Certo, il maiale mangia cose che noi non mangiamo, ma è questione di gusti. D’altro canto il suo olfatto è molto più sviluppato del nostro. E ancora: la sua digestione è come la nostra e la sua fisiologia, i suoi organi interni hanno più o meno la dimensione dei nostri e questa caratteristica rende il maiale importante per la ricerca medica e per i trapianti di organi.

Basterebbero queste caratteristiche per fare del maiale un grande amico dell’uomo. E in una prospettiva economica lo è, senza alcun dubbio. Non necessita di grandi spazi dove pascolare né di particolari mangimi per crescere e alla fine del ciclo vitale ogni parte del suo corpo viene usata. “Del maiale non si butta niente” è un proverbio che si può prendere alla lettera. Animale prezioso per l’uomo. Da secoli.

Un oggetto di uso quotidiano ne è testimonianza: il salvadanaio.

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Ci sono due scuole di pensiero che cercano di spiegare perché la forma di salvadanaio più diffusa è a forma di maiale.

 La prima corrente di pensiero ci informa che nel XV secolo nell’antico inglese con il termine “pygg“, in Inghilterra, si indicava la terracotta o la porcellana, un materiale che si usava per produrre stoviglie o  piccoli recipienti per la cucina. E questo materiale fu usato anche per produrre recipienti per custodire i risparmi: il nome del materiale, simile a pig, avrebbe spinto a dare forma di maiale.

La seconda teoria fa risalire la forma dell’oggetto al fatto che il maiale è stato sempre visto come una riserva importante di cibo, da conservare e custodire tutto l’anno, come appunto i risparmi da accumulare nel salvadanaio.

Non c’è dunque da sorprendersi se nei tempi più antichi, più o meno fino al medioevo, il maiale godeva di grandissima considerazione e rispetto. 

Due esempi per capire: il valore di un bosco dipendeva dalla quantità di cibo, per esempio ghiande, che poteva fornire ad un allevamento di maiali; i porcari, i lavoratori che accudivano i maiali, avevano uno status molto superiore ad altri lavoratori.

Perché allora la parola “maiale” ha una connotazione fortemente negativa?

Questa ambivalenza nel rapporto con il maiale è di vecchia data. 

Come storicamente ormai accertato il maiale è diventato un animale ‘domestico’ da molti millenni. Certo si fa un po’ fatica a definirlo domestico, categoria che annovera anche cani e gatti (sì, pochi eccentrici portano al guinzaglio piccoli maialini, ma non lo vediamo spesso al semaforo), ma certamente da migliaia di anni circola fra gli umani, che da una parte lo apprezzano e lo mangiano con gusto, dall’altro lo definiscono un animale immondo. Inoltre una parte del mondo, gli islamici e gli ebrei, ritenendolo impuro ne vietano il consumo della carne.

Spezziamo una lancia a difesa del nostro poco amato cugino. Sfatiamo questo luogo comune della sporcizia. Osservando le abitudini del cinghiale, il suo parente selvatico, ci si è accorti che depone i suoi escrementi sempre nello stesso posto e si rotola nel fango per ragioni igienico sanitarie: quando il fango si secca può strofinarsi contro la corteccia degli alberi per eliminare i parassiti e tenere il pelame pulito. Il nostro maiale non ha questa libertà di movimento, quando si rotola grufolando lo fa per pulirsi e lo spazio è sempre ristretto, per tutto….

In questo rapporto ambivalente trova posto tutta una simbologia che spazia tra la fertilità, il benessere, l’ingordigia e la lussuria. C’è tutto un variegato bagaglio linguistico, ricco di metafore, che è lì a ricordarci la prossimità esistente tra noi e lui (fra l’altro la maggioranza dei cugini ha la pelle rosa, sembra nudo…).

Diceva lo statista inglese Winston Churchill: “I cani ci guardano dal basso. I gatti ci guardano dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari.

Attività

LETTURA ANALITICA, PRONOMI, RIFERIMENTO

Livello avanzato

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