
Sabato 17 maggio sarà trasmessa in televisione la serata finale di Eurovision Song Contest, il Festival Internazionale della Canzone, l’evento non sportivo più seguito al mondo. L’Italia sarà rappresentata dal cantante Lucio Corsi.
Ho conosciuto questo artista spinto dalla curiosità di leggere un articolo di giornale qualche tempo fa.
Succede a volte che la lettura di un testo spinga a leggerne un altro e poi un altro. È la stessa cosa che succede quando si mangiano le ciliegie: una tira l’altra.
La prima ciliegia: un articolo di giornale sulle canzoni del Festival di Sanremo. Una brevissima sintesi del contenuto: Lorenzo Coveri, un professore di linguistica e accademico della Crusca, ha esaminato prima dell’inizio del festival, i testi delle canzoni partecipanti. Il professore chiarisce subito, per cautelarsi da eventuali critiche, che l’analisi del testo senza ascoltare la musica produce ovviamente un giudizio parziale. Premesso che non sono un appassionato (eufemismo) del Festival di Sanremo, la presenza di un accademico della Crusca che giudica testi di canzoni era l’unica ragione che mi aveva spinto a leggere l’articolo. Scorrendo l’articolo mi colpiscono le parole del professore riguardo a una canzone di un cantante a me totalmente sconosciuto (come gran parte dei partecipanti al Festival). Eccole: “Molto originale e fresco. Racconta la difficoltà di crescere con ironia e immagini divertenti: è un uomo pronto ad affrontare i pericoli della vita ma con un’anima da bambino“. Il giudizio positivo e l’originalità del titolo, “Volevo essere un duro”, mi spingono a cercare il testo della canzone. Il cantante, che è anche l’autore della canzone, è Lucio Corsi.
Seconda ciliegia. Il testo di “Volevo essere un duro”. Il titolo, che è anche il primo verso della canzone è una storia in miniatura, un intimo romanzo bonsai. Quel tenero “volevo” ci presenta uno struggente desiderio non realizzato e l’espressione “essere un duro” dà immediatamente il risultato, per contrasto, di dolcezza. Un incipit davvero molto originale e fresco, come ha scritto l’accademico della Crusca. Il resto del testo mantiene le promesse dell’inizio. L’autore ci sorprende con versi divertenti anche se agrodolci: “Se faccio a botte le prendo/ così mi truccano gli occhi di nero”. E continua con immagini surreali e quasi grottesche: “I girasoli con gli occhiali mi hanno detto/ “Stai attento alla luce”. Il ritornello sembra essere una rivincita di chi è riuscito a fare della propria fragilità un valore essenziale della propria vita: Quanto è duro il mondo/ Per quelli normali/ Che hanno poco amore intorno/O troppo sole negli occhiali. Insomma una poetica insolita, profonda e leggera allo stesso tempo, che lascia il segno. Un giornalista, Massimo Giannini, parlando di bullismo ha così commentato la canzone: “…bisognerebbe metterla nei programmi dei licei, farla imparare a memoria alle bande di teste vuote coi vestiti firmati, i corpi palestrati e i petti tatuati, che umiliano e tiranneggiano i compagni…”.
Terza ciliegia. In realtà è un cesto pieno di ciliegie, perché ho cercato in rete i testi delle canzoni di Lucio Corsi: ne ho letti una dozzina, alternandoli con l’ascolto delle relative canzoni. Mi sento di dovere ringraziare il professor Coveri per avermi fatto scoprire un talento finora poco conosciuto dal grande pubblico.
Ecco alcuni versi che mi sembrano particolarmente ispirati.
Io non ho mai capito
Di che cosa sono fatte le conchiglie
E come fanno ad arrivare
Lungo le spiagge affollate
Se dal cielo non scendono scale
Se dal mare non arrivano strade
Da “Cosa faremo da grandi”
Quando l’azzurro del cielo si riposa lanciando il nero sulle case
E le automobili gridano fedeltà rimanendo dove le hanno parcheggiate
I cuscini portano in vacanza la gente che sogna
Dove accade di tutto, ma tutto ciò che accade non conta
Da “La gente che sogna”
In un’intervista Corsi ha detto:” Dagli Anni 70 a oggi i televisori sono diventati sempre più sottili e per entrarci bisogna mettersi di profilo, quello giusto. Ma io non so qual è. Magari li ho entrambi sbagliati, chissà (ride)». Invece Lucio Corsi in televisione c’è davvero ‘entrato’ e con la sua musica raffinata e la sua poetica surreale lascia un segno nel cuore di molti.
Non so come sarà giudicato Lucio Corsi dall’immensa platea televisiva sabato 17 maggio. Spero che la sua canzone abbia il successo che merita.


Attività
COERENZA TESTUALE, INDICATIVO PRESENTE
Livello elementare
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