
Non è la prima volta che, leggendo un libro di Gianrico Carofiglio, trovo tesi a sostegno di un approccio didattico a me caro in quanto a mio parere il più efficace e anche il meno noioso. Mi spiego. Per molti anni ho insegnato la lingua italiana a studenti stranieri adulti provenienti da ogni dove e uno dei miei primi obiettivi è sempre stato togliergli la paura di imparare e dunque di sbagliare.
Elogio dell’errore e dell’ignoranza è il titolo del libro in questione. Carofiglio mi invita a nozze!
Ma andiamo per ordine: le parole errore e ignoranza non godono di buona fama, si sa. Ignoranza significa mancanza di istruzione o educazione e detta così non è entusiasmante, soprattutto se in queste carenze uno si trova bene e non desidera altro dalla vita. Ma se c’è la consapevolezza dell’ignoranza, se la mancanza di conoscenza stimola a colmare le lacune, se io mi rendo conto di ignorare qualcosa che invece vorrei tanto sapere ecco che l’ignoranza diventa una formidabile spinta verso la conoscenza.
I miei studenti sono qui perché non conoscono la lingua italiana e vogliono conoscerla. Ottima base per raggiungere l’obiettivo con successo, però… Però c’è che io sono convinta che il contatto immediato con la lingua autentica (quella non semplificata appositamente) sia la cosa migliore e anche la più onesta, sia che si tratti di lingua orale sia che si tratti di lingua scritta. Però c’è che ogni studente ha un proprio stile cognitivo (ovvio, bisogna scoprirlo!), ma nella maggior parte dei casi ha anche esperienze di studio che non ne hanno affatto tenuto conto (sic!) imponendo modalità di apprendimento che puniscono l’errore. Però c’è che ogni persona ha un’idea di sé da difendere e non gli va di passare per quello o quella che fa errori!
Allora dobbiamo creare un ambiente di studio dove l’errore è considerato e accettato da entrambi, studente e insegnante, come parte del processo di apprendimento. Quando un bambino comincia a camminare da solo non gli diciamo che non deve cadere, semplicemente lo incoraggiamo a conquistare la sua libertà di muoversi minimizzando le inevitabili cadute e invitandolo a rialzarsi e continuare.
Se invitiamo lo studente a parlare liberamente, a provare a esprimere le sue opinioni nella lingua che sta studiando, è bene non correggerlo. Prima di tutto perché capisce che la sua opinione ci interessa meno del modo con cui la esprime, poi perché ad ogni correzione si sentirà meno sicuro e meno fiducioso nelle sue capacità. Quindi si affretterà a concludere per poi finalmente tacere.
In un’attività in cui voglio migliorare la capacità di esprimersi nella lingua orale devo fare in modo che i miei studenti parlino il più possibile, e soprattutto improvvisino. L’improvvisazione, (ecco l’altro amico), deve essere esercitata molto, nella comunicazione orale, perché non si sa mai quale direzione prenderà l’interlocutore, se rimarrà su un tema o se avrà bisogno di dire altro che gli sta a cuore o salterà di palo in frasca; non si può mai sapere prima. Bisogna essere pronti, adeguarsi al cambiamento e dire lì per lì cose sensate, coerenti, fare in modo che l’altro capisca e farlo nel modo più corretto di cui si è capaci. Chi vuole imparare velocemente a parlare una lingua deve esercitare tutto questo. E’ uno sforzo notevole dove non può inserirsi nessuna correzione. Devo dire che, nella mia esperienza, non è affatto raro che gli studenti si correggano da soli. Inoltre, quando concludo le istruzioni per un’attività di produzione libera orale dicendo “Dovete parlare per 20 minuti. Io sono a disposizione se avete problemi” e mi siedo in un angolo immergendomi nel registro di classe, rarissimamente qualcuno viene a chiedere. Sono troppo impegnati.
Il successo dell’attività sarà sancito dalla necessità di interrompere gli studenti che stanno parlando animatamente, perché il tempo dedicato è finito e si deve passare ad un’altra attività. Magari l’attività seguente sarà quella in cui l’obiettivo principale non sarà la scorrevolezza della lingua, ma la correttezza, e non avrà nulla a che vedere con l’attività appena conclusa. Chiarire che tutto quello che si fa in classe ha obiettivi precisi, con l’intento di curare ogni volta ciascuna delle diverse abilità per dominare una lingua, toglierà l’ansia a studenti e insegnanti. E’ sulla chiarezza degli obiettivi di ciò che propone in classe che l’insegnante non deve mai improvvisare.


Attività
LETTURA ANALITICA LESSICALE
Livello avanzato
CLICCA QUI per scaricare e stampare l’attività relativa all’articolo