23 Maggio 2025
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Andrea De Benedetti, con ironia, fantasia e leggerezza tratta temi e argomenti che sono oggetto di accese discussioni con persone che quotidianamente scrivono a giornali e riviste.

Lezione d’italiano. L’insegnante mostra un brevissimo frammento del film americano “Blues Brothers”, in cui i protagonisti sono in macchina e non possono oltrepassare un ponte perché c’è una manifestazione di simpatizzanti nazisti che bloccano il traffico. Il professore nasconde i sottotitoli in italiano e fa ascoltare la battuta di uno dei due protagonisti: “I hate Illinois nazis”. Si assicura che tutti abbiano capito il significato della frase. Mostra poi la traduzione nei sottotitoli: “Io li odio, i nazisti dell’Illinois”. Gli studenti sono invitati a riflettere riguardo alla traduzione. Due le conclusioni finali. La prima: mentre nella frase originale inglese c’è la posizione classica del soggetto ( I ), del verbo ( hate ) e dell’oggetto ( illinois nazis ), nella traduzione italiana per dare enfasi all’oggetto c’è una separazione dell’oggetto stesso, messo alla fine e ripreso da un pronome nella prima parte.   Stimolati dall’insegnante, gli studenti trovano che anche la posizione dell’oggetto all’inizio della frase ( i nazisti dell’Illinois, io li odio ) può ottenere la stessa enfasi. Conclusione dell’insegnante: l’italiano, a differenza di altre lingue, permette dunque di alterare l’ordine classico degli elementi per dare enfasi a una parte della frase. In grammatica questo meccanismo di alterazione si chiama dislocazione. Commento finale dell’insegnante: “Il traduttore probabilmente, di fronte alla scelta fra dislocazione a destra o a sinistra, ha scelto quella a destra, data la natura dell’oggetto (nazis). Sorriso. Fine della lezione.

Questa lezione non è mai avvenuta. L’ho solo immaginata dopo aver letto il capitolo sulla dislocazione in un libro.

Un po’di vergogna e molto dispiacere hanno accompagnato la mia lettura. La vergogna di non averlo letto prima: è stato pubblicato 15 anni fa! Il dispiacere di non aver potuto sfruttare gli innumerevoli spunti che avrei potuto sfruttare in classe. Il titolo del libro è “Val più la pratica. Piccola grammatica immorale della lingua italiana”, il suo autore si chiama Andrea De Benedetti. Ecco il commento che uscì su “Tuttolibri”, il supplemento culturale del quotidiano La Stampa:” Un’opera insolita nel panorama italiano recente. Con la brillantezza del giornalista, questa grammatica affronta questioni che di solito trattano i linguisti. De Benedetti ha la capacità di scrivere con brio di argomenti di sintassi piuttosto complessi.”

L’autore, con ironia, fantasia e leggerezza tratta temi e argomenti che sono oggetto di accese discussioni con persone che quotidianamente scrivono a giornali e riviste assumendo il ruolo di puristi e difensori della Grammatica. Chiama queste persone neo-crusc (neo-cruscanti), cioè adepti della Crusca, l’Accademia che dal 1585 (!) ha il compito di difendere, diffondere e studiare la lingua italiana. Caratteristica piuttosto comune di tali persone è quella di considerare la Grammatica (sì, con la maiuscola) come un apparato di norme e classificazioni incontestabili e qualsiasi deviazione da queste rigide “regole” viene visto come un tradimento della bella lingua italiana.

Con leggerezza e garbo, ma anche con rigore e con implacabili dimostrazioni pratiche, come per esempio citazioni di grandi scrittori, De Benedetti spiega che “In realtà la grammatica – con la g minuscola – spiega molto, ma non tutto, classifica in maniera non sempre soddisfacente, e quanto al disporre, non è che la gente le dia sempre poi così retta.” In estrema sintesi l’autore vuole invitare “i puristi della domenica “a riflettere sul fatto che la grammatica non è un monolite inscalfibile, al contrario “ha un’indole relativamente mite e un’intima – e apprezzabile – vocazione al dubbio”.

Un paio di citazioni.

La prima riguarda l’uso del punto e la “regola” che non si può iniziare una frase dopo un punto con una congiunzione.

“Vi ricordate di Marco, il ragazzo, il ragazzo «timido e noioso»? Abbiamo detto nel capitolo dedicato a «e» e «ma» che piazzando una pausa prima della congiunzione (Marco è un ragazzo timido. E noioso) il primo aggettivo rimane un po’ sfocato mentre il secondo cattura su di sé tutta la luce dei riflettori”.

La seconda nel capitolo del congiuntivo.

I neo-crusc (i puristi della domenica) si lamentano in continuazione della sorte del congiuntivo, annunciandone lo stato moribondo. A nulla valgono le dichiarazioni di illustri linguisti che affermando il contrario “garantiscano sul suo stato di salute complessivamente buono, specie nell’uso scritto”. Con lucido realismo De Benedetti aggiunge che il congiuntivo è “certo molto più sano e vivace di certi tempi dell’indicativo come il trapassato remoto o il futuro anteriore”.

Alla fine di ogni capitolo è riportata una bibliografia, dove sono citate opere dei più noti linguisti italiani. Testimonianza questa, semmai ce ne fosse bisogno, del rigore e della validità delle tesi sostenute dall’autore. Originalissimo il titolo che introduce tutte le pagine di bibliografia: “Farina da altri sacchi”.

Un libro senz’altro da consigliare sia a studenti che ad insegnanti della lingua italiana.