Immaginiamo․ Una scuola elementare, inizio anno scolastico․ Classe quinta, orario delle lezioni del giovedì․
8․30 – 9․30: Italiano 9․30 – 10․30: Matematica 10․30 – 11․30: Storia 11․30 – 12․30: Fantastica 12․30 – 13․30: Geografia |
Immaginiamo la perplessità di molti genitori․
“Fantastica??? Cos’è?”
Le parole di Gianni Rodari ci aiutano a spiegare: [La fantastica] è l’arte capace di individuare i meccanismi dell’immaginazione creativa, ossia della fantasia che agisce sulla realtà․
In altre parole: si possono (devono) insegnare meccanismi che sono utili per usare l’immaginazione, per liberare la fantasia․
Molto probabile che le perplessità di molti genitori rimangano․ Molti già vedono i propri figli saltare sui banchi durante quell’ora di lezione fra grida, palloncini e trombette, invece di studiare․
Niente di tutto questo․
Dietro quella parola․ “Fantastica”, c’è l’impegno e la passione di un uomo che ha speso la sua vita avendo come obiettivo la costruzione di un nuovo tipo di insegnante․
Quest’uomo, Gianni Rodari, è il più grande scrittore di libri per bambini del secolo scorso․
La letteratura per bambini si potrebbe idealmente distinguere in due fasi storiche: quella prima di Rodari e quella dopo Rodari․
Il lavoro di Rodari parte da una constatazione, un dato di fatto: la letteratura per ragazzi aveva sempre avuto come scopo una morale impartita dall’alto verso il basso, dall’adulto al bambino․ Le favole e le fiabe erano sempre stati strumenti letterari funzionali alla trasmissione di valori, conoscenze, visioni della vita․ Dagli adulti ai bambini․ L’adulto (l’insegnante) come origine, fonte del sapere․ Compito del bambino era accogliere con diligenza e attenzione quanto era generosamente trasmesso dai grandi (insegnanti e genitori), padroni della conoscenza del mondo․ Un modello educativo classico, tradizionale․ In questo sistema il bambino ha un ruolo totalmente passivo, di ricevente, un piccolo cervello da plasmare․
Rodari capovolge questo modello mettendo al centro dell’esperienza educativa il bambino, creando occasioni, spazi e situazioni in cui il bambino è partecipe di una creazione․ E lo strumento di questa creazione è la parola․ Sentendosi liberi di far volare la loro immaginazione i bambini scoprono il potere creativo della parola․ Ecco il compito dell’insegnante: lasciare la libertà di immaginare, dare la parola, insegnare a creare․ Rodari vede con chiarezza qual è la responsabilità dell’insegnante: contribuire alla crescita e alla formazione di una mente libera e creativa․
Rodari non si limita a formulare teorie sull’apprendimento dei bambini․ Fornisce istruzioni per sviluppare attività didattiche utili a coinvolgere i bambini․ E il terreno, l’ambito in cui si muove sono le favole, le fiabe, le storie da raccontare․ Dunque attività ludiche, giocose․ Un mondo all’interno del quale è facile trovare la complicità dei bambini․
Ma la sua indicazione, qui sta l’ innovazione radicale, è quella di lavorare con i bambini a smontare e rimontare queste storie, fornendo loro strumenti per ricostruire, rimontare le storie, le fiabe secondo la loro visione del mondo․ Tutti questi strumenti, tutte queste indicazioni pratiche sono nel suo libro “Grammatica della fantasia”, un libro scritto in età matura, dopo aver già pubblicato molti meravigliosi libri di favole, giochi e poesie per bambini e dopo aver vinto premi prestigiosi per la letteratura per ragazzi․
Un manuale prezioso dove insegnanti (e genitori) possono trovare idee e modalità per giocare con i bambini (e non solo…)․
Scrive Pino Boero già docente di Letteratura per l’infanzia e Pedagogia all’Università di Genova, da una vita appassionato studioso di Rodari: «La Grammatica della fantasia è il segno della cultura alta di Rodari, della sua capacità di consegnarci, con l’unica preoccupazione che non venisse trasformata in un banale ricettario, un Artusi delle favole, una lezione di grande profondità attraverso un linguaggio semplice fondato sul valore liberatorio dalla parola»․
Scriveva Rodari: «Tutti gli usi della parola a tutti mi sembra un bel motto, dal bel suono democratico․ Non perché tutti siamo artisti, ma perché nessuno sia schiavo»․
Attività
VERBI, PASSATO PROSSIMO
Livello intermedio
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