
Horace Walpole nel 1754 ci ha insegnato che si chiama “serendipità” quando fai una bella scoperta mentre stai cercando altro. Stavo leggendo un libro spagnolo che si intitola “Unico grande amore”, libro in cui l’autore Toni Padilla racconta il suo viaggio in Italia attraverso il calcio. Quindi stavo cercando quello svago fine a se stesso che solo il calcio può darti, e invece mi sono ritrovata a fare una riflessione sull’Italia e gli italiani. Infatti nel prologo viene messo in evidenza uno dei tratti caratteristici del nostro Paese: l’amore per i dettagli.
A pensarci bene, è proprio così: in Italia amiamo i dettagli. A dispetto dello stereotipo che parla di un popolo approssimativo e impreciso, gli italiani dimostrano spesso come la loro forza risieda nei particolari.
Cominciamo dal tema più amato nel nostro Paese: la cucina. Non è la stessa cosa fare la carbonara con la pancetta o farla con il guanciale. Le trenette non sono uguali alle bavette, che non sono uguali agli spaghetti. Sono dettagli che li differenziano, ma il dettaglio importa (per gli appassionati, riporto ciò che dice cucinare.it: le trenette sono a sezione quadrata, più spesse ma meno larghe; le bavette presentano invece una sezione rettangolare, con spessore medio; molto simili alle linguine che condividono la lunghezza con gli spaghetti ma, rispetto a questi, non sono cilindriche ma piatte).
Per non parlare della moda. Uno dei più grandi stilisti italiani, Giorgio Armani, aveva in mente un colore, che non fosse esattamente beige, ma neanche grigio. Voleva quel punto esatto intermedio tra i due colori. E fu così che nelle sue collezioni comincia a usare il “greige”, un colore a metà tra grigio e beige. Disse lo stesso Armani: “Cercavo una tonalità che fosse calda ma allo stesso tempo metropolitana, sobria ma non scontata. E il greige è tutto questo per me: discreto, sofisticato e naturale.”
Questa ricerca del particolare perfetto non è solo una tendenza degli ultimi anni. La grande arte italiana è piena di esempi. Il più emblematico è quello del sorriso della Gioconda. Leonardo dipinse durante anni quel sorriso, che con la tecnica dello sfumato, sovrapponendo strati di luce e colore che si fondono uno con l’altro, divenne così enigmatica, così indefinibile. Voleva raggiungere quell’effetto preciso, così unico e indecifrabile.
O nella piazza più famosa della cristianità, Piazza san Pietro a Roma, dove Gianlorenzo Bernini fece costruire quel lungo colonnato che abbraccia la piazza. C’è un’incisione per terra, al centro della piazza, che ti indica il punto esatto dove devi metterti per vedere le quattro file di colonne diventare una sola. Solo in quel punto preciso avviene la magia dell’effetto ottico. Solo lì.
E torniamo al calcio. Arrigo Sacchi viene considerato l’allenatore che ha rivoluzionato il calcio alla fine degli anni 80, anche grazie alla sua attenzione non solo alle questioni strettamente calcistiche, ma alla mentalità e alle piccole cose: metterà in stanza insieme giocatori che giocano nello stesso ruolo, gli farà ripetere ossessivamente gli schemi e le tattiche, tutti dovevano sentirsi parte di una squadra, non solo grandi campioni individuali. Un’attenzione maniacale al dettaglio fuori e dentro il campo da calcio che gli valse una fama di allenatore duro e severo.
Infine, sarebbe lunghissima la lista che riguarda l’artigianato italiano, tutti quei piccoli dettagli che rendono unici i vetri di Murano, i cappelli Borsalino, le fisarmoniche di Castelfidardo, le tovaglie perugine, i merletti di Isernia e Offida, le chitarre di Bisignano, le ceramiche di Caltagirone, ecc.
Il segreto di tutti questi prodotti d’artigianato è che il dettaglio non prende il sopravvento. La cura del dettaglio si fonde in un insieme finito e risolto che dà armonia al singolo pezzo, non distoglie la nostra attenzione in un’inutile divagazione. Il dettaglio che c’è ma non si vede, perché è parte integrante di un tutt’uno armonioso. Questo è il loro segreto.
Come disse il già citato Leonardo da Vinci: “I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”. Sappiamo che aspirare alla perfezione è un esercizio difficile e spesso frustrante, ma prendersi cura dei dettagli ha fatto dell’Italia un Paese che si è sempre nutrito di bellezza, di manifatture preziose e di voglia di migliorarsi.