Guardare un quadro. Un piccolo manuale.✍

Paul Klee, citando Feuerbach, disse che per guardare un quadro ci vuole una sedia. Quando penso a questa frase prima sorrido, poi penso: “Verissimo!”. Non c’è niente di più fastidioso del mal di schiena da museo, quello che ti viene quando passeggi tra una sala e l’altra, con quel passo lento e incostante che ti porta di fronte a un quadro, poi ad un altro, e un altro ancora.

Quindi, scelgo un quadro che ha attirato la mia attenzione, anche senza motivo, solo perché per me è bello e mi piace. Perché mi devo sedere di fronte a qualcosa che non mi piace? Dunque, cerco una sedia, un divanetto, una panchina e mi siedo.

Prima domanda: cos’è? Ci sono molte possibilità: un paesaggio, una natura morta, un quadro a soggetto religioso, un quadro astratto o un quadro che rappresenta delle persone o dei ritratti.

A partire da qui, si aprono diverse strade da percorrere. Posso domandarmi se quello che vedo è rappresentato in modo realistico, se è idealizzato, o se invece è rappresentato in modo espressivo, cioè mette in evidenza le emozioni e gli stati d’animo.

Questo funziona con tutti i generi! Per esempio con i paesaggi:

Canaletto
Annibale Carracci
Van Gogh

Canaletto dipinge la Piazza San Marco di Venezia in modo realistico, mentre Annibale Carracci mette in scena un paesaggio assolutamente idealizzato. Nessuno può negare la carica emotiva della notte stellata di Van Gogh!


Oppure con la figura umana:

Pellizza da Volpedo
Botticelli
Telemaco Signorini

La Venere di Botticelli è chiaramente idealizzata, mentre Il quarto stato di Pellizza da Volpedo ci fa vedere i braccianti in tutta la loro realtà. E se vogliamo delle emozioni forti, guardiamo La sala delle agitate di Signorini: un brivido percorrerà la nostra schiena.

Continuo ad osservare il quadro e posso domandarmi qual è, secondo me, l’intenzione dell’artista: vuole trasmettermi delle emozioni, vuole suscitare domande e provocarmi o semplicemente mette in mostra la sua idea del bello, e vuole condividerla con me? È possibile che voglia fare tutte e tre le cose?

Poi posso cominciare a osservare la composizione del quadro: se ci sono elementi orizzontali o verticali, se usa diagonali, se ci sono simmetrie, se le linee sono curve o se invece regna il caos. Come è stato costruito lo spazio? Vedo tutto in primo piano? Posso distinguere elementi sullo sfondo? C’è uno sfondo? Mi posso domandare se riconosco delle forme geometriche (il quadrato, il cerchio, la sfera) o se osservo delle forme più irregolari o organiche.

Poi mi dedico al colore. Prima di tutto se ci sono colori accesi, spenti, tenui, squillanti. Se danno una sensazione di tranquillità o di tensione, se sono stati depositati sulla tela con delicatezza e cura o se sono stati buttati con forza sulla superficie (per questo siamo venuti al museo, per vedere da vicino il quadro originale!).

Se ci sono delle persone rappresentate, posso chiedermi se riconosco qualcuno o se mi ricorda una storia, un mito, un personaggio famoso. Posso aiutarmi con il cartellino che si trova vicino al quadro. Posso approfittare di questo momento in cui distolgo lo sguardo dal quadro per guardarmi intorno, per vedere chi è il vicino del mio quadro. Perché questo quadro è qui? Perché in questa sala? Forse il quadro vicino racconta la stessa storia, forse è dello stesso artista, o magari dello stesso periodo. Fare i paragoni mi aiuta a notare elementi che magari prima mi erano sfuggiti. 

Fino a qui non ho avuto nessun bisogno di libri, date, lauree in storia dell’arte o visite guidate. Ho guardato un quadro, ho dedicato del tempo a osservare e sentire, a farmi domande e darmi risposte che non sono né giuste né sbagliate. Sono le mie. Il quadro parla e io l’ho ascoltato.

Ora posso alzarmi e decidere se torno a casa felice dell’esperienza, o torno a casa felice dell’esperienza ma voglio saperne di più: chi era l’artista, che storia raccontava, quali altre opere ha dipinto, con chi lavorava, che stile aveva. 

Attività 1 & 2

VERBI AL PRESENTE INDICATIVO, DERIVAZIONE

Livello elementare, avanzato

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