Faenza, città della ceramica
Donne e uomini del tardo Paleolitico scoprirono che con l’argilla che trovavano in abbondanza, mescolata con acqua, si potevano modellare degli oggetti. Scoprirono poi che cuocendoli era possibile renderli duraturi e utili per innumerevoli usi: specialmente il fatto di avere recipienti per cuocere cibi, per poterli conservare e trasportare determinò la rivoluzione della ceramica. Ma è certo che non fu solo l’utilità a far diffondere la produzione della ceramica, tanto è vero che il più antico manufatto conosciuto, datato intorno al 28.000 a C., è una statuina di donna che immancabilmente (è successo con tutti i reperti simili) gli archeologi battezzarono col nome di “Venere” e quello del luogo in cui fu ritrovata.
All’utile si poteva unire il bello e la creatività portò alla ricerca di colori e modi di migliorare il manufatto per renderlo sempre più resistente, lucido e attraente. Decorazioni straordinarie e resistenza della ceramica portarono alla produzione di maioliche, ceramiche per rivestimenti, sia da pavimento che da parete.
La parola maiolica ci porta inevitabilmente a parlare di Faenza, città dell’Emilia Romagna, così famosa per la sua produzione ceramistica, in particolare nel Rinascimento, da far indicare con il suo nome, faïence in francese e faience in inglese, le maioliche del periodo. Non a caso la città ospita il Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC), forse la raccolta più bella e completa del mondo.
Trovandomi a circa un’ora e mezza di macchina da Faenza decido di andare a visitarlo. Dal primo secolo a C. ad oggi questa graziosa città di origine romana produce ceramica grazie al suo territorio pieno di argille e ospita l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche nel quale si sviluppa in particolare la ricerca formale e tecnologica avanzata per la produzione della ceramica. Nell’Istituto sono attivi scambi Erasmus con 21 paesi europei.
Entro nel MIC alle 11,00 e ne esco alle 15,00 solo perchè affamata, ma sazia di bellezza. Opere di ogni provenienza geografica ed epoca storica. Partendo dalla sala didattica per meglio capire i diversi materiali e i processi realizzativi si susseguono sale dedicate all’Estremo Oriente, all’arte precolombiana, a quella del bacino Mediterraneo, una panoramica sulla produzione del mondo islamico, poi la produzione europea, quella di Faenza nel Medioevo, Rinascimento e Barocco. La fama di Faenza esplode a metà del 1500 con i suoi “bianchi”: maioliche, piatti, vasellame e centritavola caratterizzati da un colore bianco latte spesso traforati per alleggerire le forme e con decorazioni delicate e sobrie utilizzando generalmente due colori, il blu e il giallo. Le tavole nobili d’Europa si impreziosivano con i “bianchi di Faenza” per la loro raffinata bellezza senza tempo.
Una sezione del Museo è dedicata alle produzioni regionali italiane del Rinascimento e la successiva illustra gli sviluppi della ceramica italiana dal ‘600 all’800. C’è così tanto da ammirare! Anche i ritratti sulla ceramica! Infatti in quel periodo è un’altra specializzazione locale. Ma non vedo l’ora di arrivare alle ceramiche moderne e contemporanee dove le mie aspettative vengono ampiamente superate. Tanti artisti italiani e di ogni nazionalità, fra i più famosi Fontana, Picasso, Chagall, Léger, Matisse, si sono espressi con la ceramica e qui trovo il meglio, anche perché il MIC, dal 1938, indice il Premio Faenza, concorso biennale a cui partecipano artisti di fama internazionale. Davvero bellissime e molto interessanti le opere esposte dei vincitori che aggiornano continuamente la straordinaria collezione e testimoniano l’avvento della tecnologia.
Attualmente a Faenza ci sono 60 botteghe artigiane in cui trovare oggetti in ceramica unici. Inoltre è a Faenza che si costituisce nel 1999, e ha sede, l’Associazione Italiana Città della ceramica che comprende ben 56 città italiane che ogni anno, nel mese di maggio, organizzano centinaia di eventi in contemporanea per stringere un patto di amicizia, promuovere e tutelare la loro produzione di ceramica artigianale e artistica. E sono ben 15 le regioni italiane, da nord a sud, con centri in cui l’attività ceramistica si è sviluppata in modo significativo costituendo un patrimonio culturale storico e contemporaneo di grande rilevanza.
Sono soddisfatta della lunga visita e porto con me una piccola galleria di foto che è solo un “assaggio” da condividere con voi. C’è molto altro da visitare a Faenza, quindi ci tornerò.
Video consigliato: https://www.la7.it/bellitalia-in-viaggio/video/faenza-e-la-ceramica-16-02-2024-526879