A metà strada fra l’elegante Firenze e la misteriosa Venezia si trova Bologna, la città emiliana che ha come suo segno distintivo la passione.
La passione per la cultura, il cibo e la partecipazione civile. Passioni che sono alla base dei suoi celebri soprannomi: Bologna la “dotta”, in quanto ospita Alma Mater, la più antica università del mondo ancora oggi prestigiosa, fondata nell’anno 1088; la “grassa”, per la fama della sua cucina e dei suoi prodotti gastronomici, la “rossa” per la sua accesa partecipazione alla vita politica, con una storica propensione a sinistra, unita al colore dei suoi palazzi medioevali e delle sue mura storiche e più recentemente alla sua passione per i motori (le rosse Ferrari e Ducati).
Esiste anche un quarto soprannome per Bologna, la “turrita”. È dovuto al grande numero di torri, circa 150, che le famiglie più potenti avevano costruito in città tra il XII e il XIII secolo. Ne sono rimaste due, Asinelli e Garisenda. L’Asinelli con i suoi 97 metri è la più alta e chi vuole ammirare un panorama indimenticabile di Bologna può farlo dalla sua cima, dopo aver salito i suoi 500 gradini. Una curiosità: una leggenda, o per meglio dire una superstizione, racconta che gli studenti dell’università possono salire sulla torre soltanto dopo aver finito gli studi, perché altrimenti non li finiranno mai.
Il cuore della città è la grande Piazza Maggiore, dominata dalla presenza della grandiosa Basilica di San Petronio, che colpisce per una sua speciale caratteristica: nonostante l’inizio della sua costruzione risalga al 1390, è incompiuta! Le cause di questa situazione davvero unica sono controverse: da una parte le difficoltà finanziarie del comune di Bologna che ne aveva promosso la costruzione, dall’altra l’avversione del Papa CHE mal sopportava la costruzione di una basilica più grande di quella di San Pietro.
C’è un elemento architettonico che distingue Bologna da tutte le città del mondo: i suoi portici. È la città che ha il record del porticato più lungo del mondo: più di 60 chilometri tra centro e periferia. La storia dei portici è davvero curiosa. Nascono nel 1200 come iniziativa privata di commercianti e proprietari di case che volevano aumentare lo spazio a loro disposizione, visto l’aumentare del flusso di persone (la nuova università, lo sviluppo commerciale dell’epoca…). Ben presto questi spazi da beni di uso privato diventano per legge beni di uso pubblico, diventando in poco tempo un elemento dell’identità di Bologna e parte integrante della quotidianità dei bolognesi che insieme ai tanti turisti possono passeggiare tranquillamente sotto i portici, fare acquisti, prendere un caffè o mangiare al riparo dal sole o dal tempo cattivo. L’intelligenza e la lungimiranza degli amministratori del comune di Bologna ha origini antiche.
Due note sulle eccellenze gastronomiche. I tortellini a Bologna si mangiano soltanto in brodo (evitare di nominare la panna per non fare brutte figure), in negozio basta dire “un etto di bologna”, per comprare la mortadella (solo quella di Bologna è la vera mortadella…).
La dimensione della città, il fascino dei suoi portici, l’irresistibile simpatia dei bolognesi e il loro saper vivere fanno sicuramente di Bologna una città che, una volta visitata, non vedi l’ora di tornarci. Naturalmente senza ombrello, tanto ci sono i portici. E, nell’attesa di tornarci, per alleviare la nostalgia, il consiglio è ascoltare le canzoni di Lucio Dalla, bolognese doc.
Attività 1, 2, 3
AGGETTIVI E SOSTANTIVI, VERBI, PREPOSIZIONI
Livello elementare, intermedio
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