11 Settembre 2025
melevaldinon

Quasi due terzi delle mele prodotte in Italia provengono dal Trentino-Alto Adige e sono ormai un’eccellenza italiana, riconosciuta in tutta Europa.

L’origine di questo miracolo sociale ed economico risale alla fine del milleottocento ed è interessante ripercorrerne le tappe. Dunque: gli alberi di gelso sono conosciuti sia per i frutti dolci e gustosi, le more, che per le foglie, che sono il nutrimento dei bachi da seta; gli arbusti della vite sono piante fondamentali per l’agricoltura in quanto ci danno l’uva e il vino. Bene, abbiano definito il gelso e la vite…ma la mela? il titolo dell’articolo è sbagliato? Un momento, ci arriviamo.

La coltivazione del gelso e della vite era l’occupazione principale degli agricoltori di alcune valli del Trentino-Alto Adige, regione al nord dell’Italia, confinante con l’Austria. Ma verso la fine dell’ottocento le piantagioni del gelso e le vigne furono colpite da malattie così gravi da compromettere l’economia delle valli e spingere molti agricoltori ad emigrare. Ma qualcuno, pur di non lasciare la sua terra, tenta un’ultima carta: piantare dei meli, fino ad allora mai coltivati. Fu una scommessa vinta. Le Alpi a protezione dei venti freddi, l’altitudine e la giusta esposizione al sole: ecco l’ecosistema perfetto per la produzione delle mele.

La sapienza e il duro lavoro dei singoli coltivatori, l’intelligenza di costituire cooperative e consorzi per il controllo della qualità e la commercializzazione hanno favorito uno sviluppo costante e massiccio. Riguardo alla raccolta delle mele c’è da raccontare la fantastica esperienza dei produttori della Val di Non, uno dei territori più produttivi della regione. La caratteristica del terreno, spesso scosceso, consente soltanto la raccolta a mano. La stragrande maggioranza dei lavoratori per la raccolta (più di 10.000 persone), proviene dalla Polonia, dalla Romania, dal Marocco e dal Senegal ed è un lavoro di due mesi, settembre e ottobre. Per capire la dimensione dell’operazione di raccolta basta un numero: ogni anno vengono raccolte 1,6 miliardi di mele! 

Ma c’è un altro elemento che davvero suscita sorpresa e ammirazione. Per conservare le mele prima della distribuzione e commercializzazione si usano ….delle miniere! Vediamo come.

In una zona limitrofa all’area di coltivazione delle mele esiste una miniera di dolomia, un minerale usato per fare il cemento e come fonte di calcio e magnesio per l’agricoltura. Nel 2011 ci fu un accordo tra i proprietari della miniera e i coltivatori: circa 15 chilometri di gallerie non più utilizzate potevano essere adibite alla conservazione delle mele. Quattro anni dopo erano a disposizione delle enormi ‘caverne’, chiamate celle ipogee, praticamente degli enormi e naturali frigoriferi che venivano ordinatamente riempiti scaricando i preziosi frutti dai camion che facevano la spola tra i frutteti e la miniera. 

Ma non è tutto.

I camion usati dovevano essere di dimensioni ridotte per arrivare nelle celle ipogee sotterranee e questo significava un numero di viaggi molto alto, con conseguenze negative per la zona, sia per il traffico che per la qualità dell’aria. La soluzione del problema: una teleferica che trasporterà dai frutteti direttamente nelle caverne le casse di mele. I fondi per la costruzione della periferica provengono dal PNRR, il piano di sviluppo europeo che mette a disposizione capitali per lo sviluppo economico e la modernizzazione del paese. Il traffico di camion sarà drasticamente ridotto.

Il proverbio per esaltare le virtù salutari della mela dice che “una mela al giorno toglie il medico di torno”. Se poi la mela viaggia in teleferica, senza troppi camion e gas di scarico, queste virtù saranno maggiormente apprezzate.

Attività

COERENZA TESTUALE: AGGETTIVI

Livello intermedio

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