
Ci sono situazioni che ci fanno ripescare nella memoria letture remote. Di una novella di cui non ricordo quasi niente mi è rimasta in mente soltanto una riflessione che simultaneamente attraversa la mente di due personaggi. Il primo è un vecchio e avido venditore di libri usati, il secondo è un appassionato di libri antichi che disprezza il denaro. Il cliente ha trovato in negozio il libro che cercava da tempo. Nel preciso momento in cui i soldi passano dalla mano del cliente a quella del venditore la stessa riflessione attraversa la mente di entrambi: “Sto scambiando cartaccia per un tesoro.”
Il ricordo è affiorato nella mia memoria quanto ho trovato su una bancarella “Viaggio in Italia” di Guido Piovene, uscito nel 1957, e l’ho pagato 10 euro.
Il viaggio in Italia era una prassi diffusa nel Settecento e nell’Ottocento, era chiamato il “Gran Tour”, cioè il viaggio di giovani aristocratici e di intellettuali europei in Italia. Il viaggio era considerato una tappa fondamentale per la loro formazione culturale, perché allora l’Italia deteneva il primato della cultura e dell’arte del mondo occidentale. Esiste una vasta letteratura di commenti e diari prodotta da questi viaggiatori stranieri e alcune di queste opere letterarie hanno un posto di rilievo nella storia della letteratura e della cultura di quel tempo, come ad esempio “Viaggio in Italia” di Johann Goethe.
Nel 1953 non era dunque un’idea del tutto nuova quella del Direttore Generale della RAI, Radiotelevisione italiana, di affidare a un giornalista l’incarico di girare da nord a sud tutta l’Italia per raccontare e commentare alla radio tutto quello che vedeva. Ma era una novità il fatto che il giornalista fosse anche un grande scrittore, Guido Piovene. L’intuizione del Direttore Generale fu vincente: gli occhi di uno scrittore italiano vedono cose che occhi stranieri non possono cogliere.
Il viaggio durò tre anni, durante i quali Piovene, in 94 puntate per un totale di 45 ore di trasmissioni radiofoniche, raccontò l’Italia agli italiani, riscuotendo un grande successo. Nel 1957 questo “Viaggio in Italia” radiofonico diventò un libro, che replicò in libreria il successo del programma.
Considerando le grandi trasformazioni sociali ed economiche che si sono realizzate in quegli anni e nel corso di questi decenni, l’Italia di oggi è, ovviamente, molto diversa da quella degli anni ’50 e conseguentemente verrebbe da pensare che un libro che descrive l’Italia di allora sia, come si usa dire, “datato”. L’Italia cambiava rapidamente e profondamente e Piovene ne era cosciente. Infatti scriveva che dopo ogni tappa “la situazione mi cambia alle spalle”. Ma se le situazioni cambiavano con ritmo tumultuoso, il carattere nazionale di noi italiani era, è e forse sarà, immutabile. Piovene con il suo sguardo acuto e la sua lingua elegante ce ne offre una descrizione che impressiona ancora oggi per la sua validità. Indro Montanelli, celebre giornalista, proponeva il libro fra i classici da rendere “obbligatori nelle scuole”, poiché lo riteneva un documento letterario, antropologico e giornalistico “scrupoloso come un censimento, fedele come una fotografia e circostanziato come un atto d’accusa”.
È un libro ponderoso, ristampato nel 2017, raggiunge le 900 pagine. Non essendo un romanzo non è necessario leggere consecutivamente dalla prima all’ultima pagina. Una strategia per gustarlo potrebbe essere quella di aprire il libro al capitolo che descrive la regione o la città che conosciamo di più. Le citazioni che seguono riguardano le tappe del mio personale e iniziale viaggio.
Roma: “[i romani] ritengono che Roma sia così bella, così grande, così piacevole per viverci e nel tempo stesso di avere ereditato con la nascita una tal somma di esperienze, da rendere superfluo cercare nuove esperienze lontano da casa. Il romano, essi pensano, viaggia rimanendo fermo: le altre città sono un aspetto del mondo, ma Roma lo comprende tutto.”
La Toscana: “La bellezza toscana è una bellezza di rigore, di perfezione, talvolta di ascetismo, sotto l’aspetto della grazia. A differenza della collina veneta, languida e fantasiosa, quella toscana si direbbe disegnata da un artista cosciente, che non lasci nulla al caso…”
Firenze e Bologna: “Firenze è magra, longilinea. Invece a Bologna, i portici, gli archi, le cupole, tutto fa pensare a una rotondità carnosa.”
La Lombardia: “Questa regione ricca, borghese e sensata vive nella paura d’essere portata a fondo da debolezze alle quali si sente estranea.”
Le Marche: “L’Italia con i suoi paesaggi è un distillato del mondo; le Marche dell’Italia. […] Il marchigiano è un forte lavoratore, senza eccessi, perché preferisce una vita parca; è intelligente fino alla sottigliezza, d’una intelligenza ironica, che lo convince ad accontentarsi del poco.”
Napoli: “A volte i napoletani sembrano guardarsi come esseri sconosciuti da cui possono scaturire le più straordinarie sorprese. Mi resta impresso il grido di un venditore, che andava per via correndo con in testa un paniere di frittelle, appena sfornate: “Come ho fatto a farle! Come ho fatto a farle!” Anch’egli stupefatto dell’esplosione del suo genio.”
Calabria: “È certo la più strana tra le nostre regioni. Nelle sue vaste plaghe montane talvolta non sembra d’essere nel Mezzogiorno, ma in Svizzera, nell’Alto Adige, nei paesi scandinavi. Da questo Nord immaginario si salta a foreste d’olivi, lungo coste del classico tipo mediterraneo.”
Mi sono accorto che la limpida scrittura di Piovene non solo traduce in modo inarrivabile quelle che sono le mie impressioni sui luoghi e le persone che conosco, ma l’acutezza dei suoi commenti mi svela aspetti che non avevo finora percepito. E tutto questo non fa che accrescere la voglia di conoscere meglio il mio paese, visitando regioni e luoghi che ancora non conosco. All’inizio del libro c’è una breve introduzione, in cui Piovene suggerisce di soffermarsi con un poco più di attenzione sulle conclusioni riportate alla fine. Ho seguito il suo consiglio e ho trovato un pensiero che lucidamente delinea sia le grandi potenzialità dell’Italia, sia i gravi difetti che ne condizionano il progresso: “Nella comunità europea la comunità italiana può conquistare un posto come forse non ebbe mai dopo l’unità, sempre che non decada nel vitalismo grossolano, nel politicismo affannoso, nella sfiducia intellettiva.”


Attività
LETTURA ANALITICA LESSICALE
Livello avanzato
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