
Durante le vacanze mi è successo frequentemente di visitare nello stesso giorno diverse chiese di un piccolo paese o di una cittadina di media grandezza. Per dire la verità alla fine della giornata i ricordi di quanto avevo visto non era proprio nitidi. A questo proposito mi è tornata in mente una riflessione del critico d’arte Philippe Daverio: “I luoghi dove stanno i quadri si chiamano pinacoteche, come esistono i luoghi dove stanno i libri che si chiamano biblioteche. Nessuno va in biblioteca e legge tutti i libri.
Uno che va in una pinacoteca, in un museo, dovrebbe andare a vedere due quadri. All’inizio, a mio parere, addirittura uno solo.” L’ultima visita che ho fatto ad una sola chiesa in un giorno ha un po’ messo a tacere i miei (lievi) sensi di colpa.
Si tratta dell’Abbazia di Santa Croce a Sassoferrato, una località in provincia di Ancona, sull’Appennino dell’Italia centrale. Data la sua posizione su una collina al di fuori del centro abitato, mi aspettavo una chiesa di campagna decorosa, con i suoi piccoli tesori gelosamente custoditi. Niente di tutto questo. Per me è stato come aprire un antico baule contenente oggetti antichi e misteriosi. E mistero è la parola chiave che ha accompagnato me e i miei amici nella visita.
Per prima cosa non è una chiesa, ma due: le mura esterne circondano completamente alla vista l’abbazia interna, come se ci fosse stata la volontà di nascondere alla vista la costruzione originaria, più antica di secoli. Non c’è accordo fra gli storici sulla data di costruzione dell’abbazia originaria, ma alcuni capitelli di colonne risalgono certamente a prima dell’anno mille e provengono da una città romana chiamata Sentinum. L’abbazia cristiana è stata certamente costruita sopra un tempio dedicato alla divinità Mitra, dio del sole e della luce, un dio pagano. La guida che ci ha accompagnati ci ha fatto notare i numerosi bassorilievi e affreschi che testimoniano come simboli e figure pagane siano per così dire ‘confluiti’ nella ritualità cristiana. Questo dualismo emerge chiaramente dalla presenza di simboli del sole e della luna, del giorno e della notte, il bianco e il nero delle colonne, il leone che schiaccia il serpente, insomma l’eterna lotta tra il male e il bene.
Ci sono inoltre, tanto per aumentare il mistero, molti elementi della simbologia templare. I Templari erano dei cavalieri che formavano un ordine religioso cristiano medioevale e avevano il compito di combattere i musulmani e di proteggere i pellegrini che andavano a Gerusalemme. C’è un bassorilievo che raffigura Maria Maddalena che porge una brocca a Cristo: chiara raffigurazione del Sacro Graal e chiaro riferimento a tutte le leggende e speculazioni che legano i Templari e il Sacro Calice, storie che hanno fornito lo spunto per il film “Indiana Jones e l’ultima crociata” con Harrison Ford.

Ma le sorprese non sono finite.
Per cercare una risposta scientifica alle voci di una straordinaria energia presente in alcuni punti della chiesa sono stati fatte delle rilevazioni elettromagnetiche e pare che in quei punti l’energia elettromagnetica sia superiore di due milioni di volte rispetto allanorma. Scorre una grande quantità di acqua sotto l’abbazia e forse ci sono minerali che combinandosi con l’acqua scatenano questa misteriosa energia. Si potrebbe fare uno scavo per capirne di più, ma il ministero dell’Interno, che è proprietario dell’Abbazia (sì, il ministero, non il Vaticano) non ha mai dato l’autorizzazione. Si potrebbe fare uno scavo per indagare su tutto ciò che sicuramente c’è di più antico al di sotto dell’Abbazia, ma il ministero ha detto no. Su una parete vicino all’ingresso c’è una statua moderna della Madonna (valore di circa 100 euro dice la guida…) e dietro c’è una parete su cui gli studiosi hanno fatto un buco e inserito una telecamera che ha rivelato degli affreschi antichi: nuova richiesta di approfondimento, niente da fare, altro veto dal ministero. Abbiamo chiesto alla guida la ragione di questa opposizione del ministero. Allargando sconsolato le braccia ha risposto: “Nessuna spiegazione”.
Alla fine della visita l’ultimo spettacolo. La guida, prima di spegnere le luci, ha invitato tutti a fare una foto alla bellissima pala dietro l’altare, un’opera pittorica mai restaurata che rappresenta dei santi e dei monaci: colori originali straordinariamente vivaci e una prospettiva incredibile, tanto da sembrare un’opera tridimensionale. Abbiamo obbedito con grande piacere. La guida ha poi spento le luci, era pomeriggio, circa le cinque, e la penombra regnava in tutta la chiesa. Stavamo per andarcene quando la guida ci ha detto di girarci e di rifare, in penombra, la foto alla pala dietro l’altare. Come non accogliere l’invito di una guida che ci ha incantato con i suoi racconti?

Abbiamo scattato la nuova foto e ci è apparso, in bianco e nero, il viso di Gesù così come appare sulla Sindone. La guida ci ha informati che poteva succedere in passato che il pittore avesse usato la tela per un soggetto e poi avesse cambiato idea e dipinto, sovrapponendolo, un altro quadro. Qualcuno ha tirato un sospiro di sollievo. Ma la guida aveva ancora qualcosa da dirci: ci ha detto di capovolgere la foto con il volto di Gesù: è apparsa una raffigurazione di Satana.

Sazi di misteri abbiamo salutato con calore il nostro preparatissimo cicerone.