Ascoli Piceno, olive e creme fritte ✍

È’ una meraviglia passeggiare per Ascoli Piceno, la provincia più a sud delle Marche. Ascoli, la città di travertino, la pietra di colore chiaro di cui è ricca la zona; la città delle chiese, ce ne sono 27; la città delle torri, ne rimangono 50 delle 200 costruite nel medioevo; sono questi i modi per definirla. Con un cuore medievale offre ai visitatori piazze rinascimentali e strade che ancora seguono il tracciato delle antiche vie romane, si è arricchita, nel tempo, di edifici civili e religiosi in stile romanico e barocco.

In un gotico sobrio ed elegante è la chiesa di S. Francesco a Piazza del Popolo, la piazza “salotto” di Ascoli Piceno che puoi godere meglio se, dopo aver camminato molto, ti siedi ai tavoli dello storico Caffè Meletti, bellissimo e raro esempio di liberty della regione, da cui guardare Palazzo dei Capitani e notare che la Loggia dei Mercanti ha curiosamente archi e colonne a distanza non regolare. Un’altra curiosità è che il Caffè Meletti viene chiamato “Senato” in quanto storicamente luogo di incontri delle persone influenti della città e di intellettuali. Ma non dobbiamo montarci la testa rimanendo seduti al “Senato” perché ci aspetta Piazza Arringo, la più antica e storica, nata nell’area del locale Foro Romano.

Piazza Arringo ci accoglie con bellissimi palazzi cinquecenteschi, il Palazzo Comunale, sede anche della Pinacoteca civica, il Duomo, e il Battistero del XII secolo. Molto da visitare, tanta bellezza per riempire i nostri occhi. 

Finite le visite, con soddisfazione interiore, possiamo soddisfare anche il nostro palato perché proprio a Piazza Arringo c’è un ristorante dove mangiare, fra le specialità del luogo, il capolavoro della gastronomia locale: le olive ascolane e le creme fritte.

Nei dintorni di Ascoli si coltiva una varietà di olive tenere e grandi. Dopo averle tenute il tempo necessario in salamoia, si toglie il nocciolo con un coltellino sottile e affilato in modo che la polpa dell’oliva sia una spirale che si richiude e sembri intera. L’oliva viene poi riempita con un misto di carne cotta con aromi a cui si aggiungono uovo e parmigiano. L’oliva così farcita si passa nella farina, nell’uovo sbattuto infine nel pane grattugiato. Se si ripetono gli ultimi due passaggi per ogni oliva è meglio. Poi si friggono. Ci vuole pazienza e tanto amore per farle, ma il risultato è una prelibatezza. Della bontà delle olive marchigiane scrive già Papa Sisto V in una lettera del XVI secolo. Per l’idea di farcirle aspettiamo il 1800 quando i cuochi delle famiglie nobili ascolane devono inventare sempre nuovi modi per presentare la carne che hanno in abbondanza, ma non i mezzi per conservarla a lungo.

Nelle occasioni speciali con le olive si serviva la crema fritta. Latte, zucchero, farina e uova con una buccia di limone per fare la crema che si fa raffreddare dopo averla spalmata su un piano. Spessore due o tre centimetri. Una volta fredda si taglia a quadrati di due centimetri e come per le olive si passa nella farina, nell’uovo e nel pane grattugiato, ripetendo gli ultimi due passaggi. Si friggono fino a doratura. Ma è dolce! direte.  Sì, è dolce, ma si accompagna molto bene alle olive salate. Ora ho l’acquolina in bocca e non vedo l’ora di mangiarle! Ah, dimenticavo: non è necessario sedersi al ristorante per mangiare queste bontà, si può comprare un cartoccio e gustare olive ascolane e creme continuando la visita della città.

Attività

SOGGETTO INDEFINITO, FORMA PASSIVA

Livello avanzato

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