
Quando ero piccolo mia madre mi diceva sempre che ero bello.
A Napoli si dice: “Ogni scarrafone è bello a mamma soja” (traduzione: Ogni scarafaggio è bello per sua madre”). Lo scarafaggio è il piccolo (e disgustoso) animaletto nero che si vede correre nelle più sporche cucine dei peggiori ristoranti del mondo.
Ma l’aggettivo “bello” include nel suo significato, oltre alla valutazione estetica, anche altro.
È bello ciò che fa stare bene, quello che aiuta ad allontanarsi dal brutto, dalla violenza, dal male. Il concetto di bellezza contiene insomma tutte quelle qualità con cui si manifesta il bene.
Roberto Benigni con il suo film “La vita è bella” ha voluto dimostrare che nonostante tutto, anche nonostante l’orrore, la vita è bella e chi è consapevole di questa bellezza è capace di vincere tutte le prove che deve affrontare nel corso della sua esistenza.
Discutere di bellezza, con tutti i problemi di questo 2022 attraversato dagli incubi della guerra, può sembrare ingenuo. Ma la questione è meno teorica e ingenua di quanto possa sembrare, perché è proprio la volontà di difendere la bellezza della propria vita, dei propri valori e del proprio paese a dare la forza a chi resiste a una violenza, a una aggressione.
In un libro di Dostoevskij, scritto 150 anni fa, appare questa frase “La bellezza ci salverà”.
Si potrebbe rispondere che chi deve trovare soluzioni al dramma della guerra che si vive nel cuore dell’Europa ha ben altro da fare che discutere di bellezza e cultura.
Ma la cultura e la bellezza hanno relazione con la salvezza .
«Poiché le guerre hanno origine nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace.» Queste sono parole dell’introduzione dell’atto costitutivo dell’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, nata nel 1945 per promuovere “il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali“ e firmato da tutti quei paesi che avevano sconfitto il nazifascismo.
Dunque discutere di bellezza e di cultura non è un’idea nata nella testa di ingenui pacifisti.
Nel 2015 c’è stato un convegno a Milano a cui hanno partecipato i ministri della Cultura di 83 (sì, 83) paesi. Ecco un brano della loro dichiarazione finale: “I ministri della cultura rivolgono un appello alle Nazioni Unite e all’UNESCO affinché i principi del dialogo tra le culture, il rafforzamento della tolleranza ed il rispetto reciproco fra popoli e culture diverse siano mantenute al centro dell’azione della comunità internazionale”. Era una riunione di politici responsabili del patrimonio artistico del loro paese, ma si parlava di dialogo, tolleranza e rispetto.
C’è quindi bisogno di una classe politica che abbia una visione più alta, che sappia quanto la cultura e l’educazione alla bellezza possono essere efficaci per la convivenza pacifica tra i popoli.Umberto Eco, nei giorni dell’incontro internazionale del 2015 sopra citato, tenne una lectio magistralis che aveva come focus “La bellezza come messaggera di pace”. Rivolgendosi ai ministri della cultura, fra le altre cose, disse:” Voi Ministri della Cultura e dei Beni culturali siete tra i protagonisti della mutua comprensione tra i popoli. Anche quando si pensa che lavoriate per promuovere i beni del vostro Paese state lavorando per il bene di tutti. Molta gente nei secoli si è uccisa perché non si conosceva abbastanza.”


Attività
VERBI, CONGIUNTIVO PRESENTE
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