15 Ottobre 2025
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È il titolo della mostra, in corso a Roma, dedicata a Plautilla Bricci, pittrice e architettrice․ Per capire meglio diciamo che Plautilla Bricci, nata a Roma nel 1616, è l’unico architetto donna dell’Europa preindustriale․ Non vi viene voglia di sapere di più di lei?

È il titolo della mostra, in corso a Roma, dedicata a Plautilla Bricci, pittrice e architettrice․ Per capire meglio diciamo che Plautilla Bricci, nata a Roma nel 1616, è l’unico architetto donna dell’Europa preindustriale․ Non vi viene voglia di sapere di più di lei?

A me ha intrigato moltissimo e prima di visitare la mostra ho letto il libro di Melania Mazzucco “L’Architettrice” per scoprire il più possibile di una donna che esce dall’oblio più di trecento anni dopo la sua morte, abbattendo ostacoli enormi che ancora oggi, spesso, una donna affronta se vuole fare l’architetta․ Figuriamoci nella prima metà del 1600! 

Faccio notare che in queste poche righe ho dovuto usare tre modi diversi di definire il suo lavoro: architettrice è il termine usato all’epoca, coniato da lei stessa per definirsi in un contratto, dato che esisteva il maschile architettore, oggi non più in uso; poi abbiamo dovuto dire architetto donna che è la definizione con cui si accetta il fatto che questa professione sia svolta da una donna, ma non è cosa ordinaria; infine architetta che indica che anche la lingua finalmente si è adeguata accordando alla donna il diritto non solo di svolgere la professione, ma di definirsi tale senza che la declinazione al femminile la sminuisca․

Nel libro di M․ Mazzucco, avvincente, la stessa Plautilla bambina si definisce “difettosa” perché le succede di cadere improvvisamente nel sonno e quando si sveglia non sa cosa le sia successo․  Non si può certo riassumere un libro di 552 pagine, ma si può dire che nella sua vita due persone sono state fondamentali per arrivare ad essere la prima architetta: suo padre Giovanni Bricci, a sua volta artista, scrittore, musicista, decoratore, personaggio davvero eclettico, ed Elpidio Benedetti, agente in Italia prima del cardinale Mazzarino e poi del re di Francia Luigi XIV․

Quando il padre si ammala ed è costretto a letto decide di dedicarsi alla formazione di quella bambina difettosa․ Non avendo soldi per comprare tutti i libri utili arriva a scrivere lui stesso i testi su cui farla studiare e si costruisce perfino una rudimentale sedia a rotelle per portarla a vedere le opere d’arte nelle chiese․ 

Nella Roma del 1600 non era possibile che una giovane andasse in giro da sola e senza più il padre si faceva accompagnare dal fratello più piccolo o si travestiva da frate․ 

La sua prima opera pittorica è la Madonna con bambino che si trova ancora oggi nella chiesa degli Artisti (Santa Maria in Montesanto) a Piazza del Popolo․  Su quest’opera c’era una leggenda, al tempo․ Sembra che Plautilla non riuscisse a finire in modo soddisfacente il viso della Vergine e che avesse lasciato il lavoro incompiuto․ Il giorno dopo il viso era terminato ad opera della Madonna stessa․ Il “miracolo” sicuramente contribuì alla buona fama della giovane artista․

Plautilla Bricci – Presentazione del Sacro Cuore al Padre Eterno

Quando Plautilla capisce la difficoltà a cui, come artista donna, andrà incontro per tutta la sua vita, decide di rinunciare․ Qui il nonno paterno, materassaio, sembra decisivo per farle cambiare idea portandola a visitare l’oratorio di S․ Giovanni Battista dei Genovesi dove le mostra alcuni stemmi dipinti da suo figlio, padre di Plautilla, a cui lui non aveva mai dato la possibilità di studiare․ Fortemente pentito di questo, non sopporta l’idea che Plautilla possa abbandonare la sua formazione di artista․ Tilla, come la chiamavano in famiglia, capisce; soprattutto rimane incantata dall’armoniosa bellezza architettonica del chiostro a due livelli, uno dei più belli di Roma․ Fra parentesi, un po’ mi emoziona immaginare che Plautilla Bricci abbia vissuto un momento fondamentale della sua vita nell’oratorio dove mi sono sposata e in quel chiostro dove abbiamo ricevuto i nostri invitati․

L’incontro con Elpidio Benedetti è folgorante per entrambi․ Nel tempo la stima, l’amicizia e l’attrazione fanno il loro corso, ma Elpidio è un abate e il loro legame si esplica sul piano professionale․ Plautilla riceve da lui prima l’incarico di ristrutturare la sua Domus Magna a Via Monserrato, poi Benedetti le affida il progetto della sua villa fuori Roma che vuole chiamare villa Benedetta․ Lei la progetta e quando arriva il giorno di porre la prima pietra arriva in carrozza sulla proprietà… 

“Quando lo staffiere mi ha aperto la portiera e ho poggiato la scarpetta sul predellino, il mormorio si è spento bruscamente, e sul cantiere è sceso un silenzio sconcertato․ I muratori non mi avevano ancora mai vista․ Circolavano le voci più strampalate sul mio conto․ La sola parola architettrice li faceva sognare․ Sorridevo al pensiero che mi credessero giovane, e bella․ Il velo che mi copriva il viso ha impedito loro di verificarlo․

Possiamo cominciare, Signora? mi ha chiesto il capocantiere, avvicinandosi․ Aspettiamo forse un altro architetto, mastro Beragiola? ho risposto [․․․]” 

Plautilla Bricci conduce con autorevolezza il cantiere dove si trova a suo agio e ottiene da Elpidio che il fratello Basilio sia coinvolto nel progetto․ Basilio possedeva molte delle capacità paterne, ma aveva difficoltà a metterle in pratica․

Quando Villa Benedetta è finita, sulla guida redatta da Elpidio Benedetti si legge che l’architetto è Basilio Bricci assistito dalla “sorella signora Plautilla, celebre pittrice”․  Anche davanti a questo ‘furto’ Plautilla rimane in silenzio, nonostante la grande tristezza․ Come in silenzio rimane quando non le pagano un lavoro durato un anno perché il committente è morto e lei glielo lascia ugualmente․ Determinata e silenziosa quando si dedica allo studio per essere all’altezza di ogni impegno, determinata e silenziosa nella vita anche per superare la peste quando il morbo arriva a Roma․

Plautilla Bricci – Progetto di Villa Benedetta

La villa sul Gianicolo, Villa Benedetta, non esiste più, abbattuta dai Francesi nel 1849, ma i disegni esposti nella mostra ci restituiscono un bellissimo progetto․ Davvero notevoli anche i progetti non realizzati per ragioni politiche․

Quando siete a Roma e andate nella chiesa di S․ Luigi dei Francesi per vedere i dipinti di Caravaggio dedicati a S․ Matteo, nella cappella Contarelli, non dimenticate di fermarvi davanti alla sfolgorante bellezza barocca della cappella di S․ Luigi realizzata da Plautilla Bricci․ 

Vivere nello stesso periodo di Bernini e Borromini, solo per citare i più famosi, e arrivare ai giorni nostri con opere di pregio ci dice molto di una ragazza “difettosa” del 1616 e del tentativo della società di farla cadere nell’oblio nonostante i documenti attestino la sua arte․ Muore nel Monastero di S․ Margherita in Trastevere il 13 dicembre del 1705․

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