Come giocavamo✍

Per le famiglie italiane con bambini la giornata del 6 gennaio comincia all’alba: i bambini si svegliano presto per andare a vedere quali regali ha portato la Befana per loro. Nella tradizione italiana non sono i tre re Magi, venuti dall’Oriente e guidati dalla stella cometa per omaggiare il Bambino Gesù, a portare doni ai bambini. È la Befana, misteriosa vecchietta che vola su una scopa e porta doni per i bambini che si sono comportati bene nell’anno trascorso o carbone per i bambini “cattivi”.

Ovviamente i negozi di giocattoli sono superaffolati nei giorni che precedono l’Epifania.

Fino a qualche decennio fa decidere quale giocattolo regalare ad un bambino non era complicato. Per i bambini la scelta ricadeva su un pallone con cui giocare in cortile o sulla strada, un trenino da far correre in casa o una pistola per giocare alla guerra. Per le bambine c’era una vasta gamma di bambole con tutti gli accessori che potevano contribuire ad imitare la mamma: i vestiti, la carrozzina, gli utensili della cucina.

Mentre i bambini potevano sfogarsi giocando a pallone in strada, sfondando scarpe e sbucciandosi ginocchia, per le bambine era ritenuto normale che iniziassero precocemente il loro training di mamma e moglie, vestendo la propria bambola o cucinando per il bambolotto capriccioso.

Forse l’elemento che più caratterizzava i giochi e i giocattoli negli anni dopo la seconda guerra mondiale era la possibilità di giocare all’aperto. 

Le interminabili partite a pallone erano riservate esclusivamente ai maschi. Si giocava ovunque c’era un po’ di spazio: in cortile, in strada o in piazza facendo pausa al passaggio delle macchine, nei campi se si abitava in periferia, oppure all’oratorio della parrocchia, che aveva però degli orari e delle regole da rispettare.

Dal passato un gioco intramontabile: il "gioco della campana" - Pattini

Un gioco all’aperto considerato “femminile” era campana. Bisognava disegnare sulla terra o sull’asfalto una serie di riquadri numerati che costituivano un percorso. Ogni bambina aveva un piccolo sasso che lanciava sul percorso cercando di farlo fermare dentro un riquadro, altrimenti perdeva il suo turno. Poi saltando su una sola gamba, partendo dal primo riquadro, doveva arrivare al riquadro dove era arrivato il sassolino. Vinceva chi arrivava all’ultimo riquadro e tornava fino al primo, sempre su una gamba sola e senza mai toccare le righe dei riquadri.

C’erano comunque anche dei giochi che prevedevano una partecipazione mista, bambini e bambine.

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foto da curiosando708090.altervista.org

Per esempio nascondino: a turno uno dei partecipanti si “accecava”, si metteva cioè con gli occhi chiusi e con la faccia al muro, contava ad alta voce fino a venti (ma il numero poteva variare) e tutti gli altri si nascondevano. Il compito di chi si era “accecato” era di andare a scoprire i compagni nascosti, che potevano però considerarsi “liberi” se riuscivano, prima di lui, a correre al punto dove si era “accecato”.

rubabandiera
foto da curiosando708090.altervista.org

Altro gioco con partecipazione mista era rubabandiera. Due gruppi si schieravano in fila, distanti, uno di fronte all’altro, ad ogni partecipante veniva attribuito un numero. Alla metà della distanza dei due gruppi c’era un bambino che teneva in mano con il braccio disteso un fazzoletto o uno straccio, comunque un pezzo di stoffa. Questo bambino chiamava ad alta voce un numero e i due che avevano quel numero dovevano correre per prendere prima dell’avversario il pezzo di stoffa e riportarlo nel gruppo, senza essere toccato dall’avversario.

Giochi antichi (e poveri) che fanno tenerezza e che sembrano appartenere ad un’epoca lontanissima.

Attività 1 e 2

VERBI, INDICATIVO PRESENTE – VERBI, INDICATIVO IMPERFETTO

Livello elementare, Livello intermedio

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