La bottega: un’idea per scrivere✍
A Firenze, nel Rinascimento, tutti i giovani che avevano doti artistiche seguivano questa pratica: entravano giovanissimi nel laboratorio , chiamato “bottega”, di un pittore o scultore più o meno affermato, osservavano il maestro all’opera, eseguivano i lavori che gli venivano assegnati, per esempio lavori preparatori di opere del maestro stesso, si cimentavano in proprie opere e quando la maturazione del loro talento raggiungeva (o superava….) il livello del maestro lasciavano la bottega per crearne una loro personale, che avrebbe a sua volta ospitato nuovi giovani apprendisti. Grandissimi artisti mostrano nelle loro prime opere chiare somiglianze e influenze del loro maestro di bottega. Due illustri nomi per tutti: Raffaello e Michelangelo.
Anche nelle biografie di numerosi scrittori affermati si legge che le loro prime opere prendevano come modello le loro letture preferite e la loro scrittura era visibilmente influenzata dallo stile degli scrittori che amavano in quel momento.
Si potrebbe seguire questo modello, questo percorso per invogliare uno studente di lingua italiana a “scrivere”, a produrre un suo testo prendendo spunto da un altro da lui letto. In pratica si tratta di disporre di una modalità didattica per superare la difficoltà di cominciare a scrivere, difficoltà spesso comune anche ad un madrelingua. Insomma un modello bottega.
Cominciamo dal “maestro”, dal testo a cui ispirarsi. Deve ovviamente essere un testo che deve essere stato compreso. È fondamentale che il lavoro di comprensione debba essere accurato. Ma non basta.
Il testo deve piacere, suscitare curiosità, divertimento, interesse.
Si passa poi ad un ulteriore lavoro, un lavoro di riflessione. Bisogna farsi/fare delle domande: “Perché mi piace questo testo? Quale caratteristica della lingua usata mi ha spinto a non potere abbandonare la lettura, ad arrivare fino in fondo con piacere e curiosità? Qual è il ‘trucco’ usato dallo scrittore per farmi divertire/ catturare la mia attenzione, o farmi venire un brivido?” Praticamente si rilegge il testo con altri occhi, come alzare il foglio davanti ad una lampadina e provare a decifrare in filigrana il segreto dell’abilità dello scrittore. Non si tratta di scrivere una recensione letteraria, ma di trovare dentro il testo qualcosa di bello, di divertente, un po’ come quando da bambini smontavamo i giocattoli per vedere cosa c’era dentro.
Un esempio può chiarire meglio.
Premetto: il testo che segue è piaciuto a me, dunque non ha la pretesa di essere un modello valido per tutti. Il modello valido, efficace per spingere a scrivere è, ripeto, quello che piace a chi lo legge.
Un testo breve, anzi brevissimo e molto famoso per essere il romanzo più breve mai scritto: “Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.” (Augusto Monterroso)
Perché questo testo mi piace? Perché ho trovato irresistibile l’immagine della faccia del povero cavernicolo sveglio e il muso del dinosauro che lo guardava. Impossibile non pensare: “E adesso? È l’inizio di una tragedia, di una fuga precipitosa, di…un’amicizia?” Con solo otto parole lo scrittore mi ha sfidato a far correre la mia fantasia. E mi è venuta la voglia di imitare quel testo.
Ecco il risultato: “Il commesso, con in mano la scarpa da farmi provare, guardava il mio alluce che spuntava dal buco del calzino.”
Si tratta di sfruttare l’emozione che un testo ha generato dentro di noi e cercare di riprodurla creando qualcosa di simile. Non verrà fuori un capolavoro (forse), ma se è servito a spingere lo studente a scrivere, a creare, a provare divertimento e piacere, non sarà stato inutile, anzi si otterranno due vantaggi: il primo è la constatazione che scrivere può dare emozione e soddisfazione e il secondo è la voglia di ripetere l’esperienza con la consapevolezza di potercela fare.
Attività 1 & 2
PRODUZIONE SCRITTA
Livello elementare, intermedio, avanzato
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